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La flat tax per i dipendenti non è stata cancellata. Cosa dice davvero la riforma fiscale

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Pietro Bracco*
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Sono sempre stato cocciuto. Specialmente da bambino. Mantenevo il punto, anche se non avevo ragione; anzi, soprattutto quando non ne avevo. Un giorno arrivo a casa bello impolverato dopo una giornata di giochi in strada. Mia mamma mi dice semplicemente: «Vatti a lavare le mani che poi mangiamo». «No!» rispondo secco io senza motivo. Mia mamma mi ripete, con calma olimpica, la richiesta infinite volte. E io con la stessa fermezza, ribadisco il mio «no!». Interviene mio padre. Anche lui con la medesima richiesta, un po’ più risoluta. «No!». «No!». E poi «No!». Sono un disco rotto. Finita la pazienza dopo molto più tempo del dovuto, mi piglio un paio di sculaccioni. «Ti vai a lavare le mani ora?». «No!». A questo punto mi portano in braccio a lavarmi le mani e me le lavano pure. Io piombato nella mia resistenza passiva. Avevano ragione? Assolutamente sì.

Avevo un motivo per mantenere il punto? Assolutamente no. Puro gusto di contraddire. D’altro canto, ho sempre odiato le ingiustizie. Può suonare come un ossimoro vista il racconto precedente. Ero nella fase di crescita; stavo ancora formando il mio carattere. Dovevo sperimentare. Un professore inizia a sgridare in maniera pesante un mio compagno perché ha dimenticato il libro a casa. Era chiaro da tempo che avesse un pregiudizio nei suoi confronti. Tutti noi altri allievi in silenzio mentre va avanti la filippica.

 

A un certo punto se ne esce con «non sei degno neanche di andare a vendere al mercato». Questo per me è troppo. È ingiusto maltrattarlo così. Non riesco a tacere: «Professore, mi sembra un po’ eccessivo. Ha poi solo dimenticato il libro». Ovviamente vengo preso in mezzo anche io ma riesco almeno a distrarre l’attenzione dal povero compagno.

Qualche giorno fa la Commissione finanze della Camera approva gli emendamenti alla legge delega di riforma fiscale. È prevista un’aliquota ridotta per tredicesime, straordinari e premi di produzione. Inizia la narrazione. Da molte parti si legge che il Parlamento non mette la flat tax peri lavoratori dipendenti. Si prediligono le partite Iva.

Quando mi pongono la domanda in un’intervista mi scatta lo stesso meccanismo del liceo. Infatti, per chi mi conosce, si vede un po’ di pathos nella risposta. Appena accennato. Ora riesco a bilanciare. Ora sono cocciuto per contrastare le ingiustizie. Io non sono un politico. Sono un tecnico e quando sento un’imprecisione tecnica devo rettificare. La legge delega non prevede una specifica flat tax per tutti i redditi da lavoro dipendente, tolto quanto detto per tredicesime, straordinari e premi di produzione.

Non devono però essere trascurati i principi generali della riforma. L’Irpef verrà modificata per arrivare a un sistema a imposta unica. Ed ecco qui la flat tax per tutte le persone fisiche, dipendenti inclusi. Si badi bene. Non entro nel dibattito politico se la tassa unica sia giusta. Ho la mia idea ma non è questa la sede. Voglio solo che si ragioni senza pregiudizi e impuntature. Lasciamo da parte il puro gusto di contraddire, laviamoci le mani e atteniamoci a quanto scritto dal legislatore nell’attesa di vedere come la delega sarà applicata.


*Fiscalista e adjunct professor Luiss Business School 

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