Governo, l'economia cresce ma il Fmi ci fa la lezione. Meloni zittisce i gufi
Il Fondo monetario internazionale non molla la presa e ci bacchetta sul Pnrr. «La piena e tempestiva attuazione del Pnrr dell’Italia è necessaria per aumentare la produttività e rilanciare la crescita potenziale» si legge nella nota redatta dagli ispettori di Washington sul nostro Paese. Secondo l’organizzazione monetaria l’inesorabile invecchiamento della popolazione italiana contrae la forza lavoro rallentando la produzione. Per questo sarebbero necessarie «riforme strutturali ambiziose che favoriscano la produttività». L’obiettivo è «ridurre le trappole della disoccupazione e dell’inattività, diminuire l’informalità» e, udite, udite, «evitare di sostenere le imprese in declino».
Non solo Pnrr ma anche riduzione del debito. «Un credibile piano di riduzione del debito a medio termine mitigherebbe ulteriormente i rischi legati al debito», un appunto a cui ha risposto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. «Il debito pubblico è aumentato anche per reagire a degli shock che avevano origini esterne. Adesso bisogna affrontarlo e lo stiamo riducendo. In settimana abbiamo avuto la visita di una delegazione del Fondo monetario internazionale che ci ha chiesto questa azione di riduzione. L’impegno c’è, fa parte delle nostre responsabilità».
Come se non bastasse la lezioncina del Fondo monetario internazionale ha incluso anche le politiche ambientali. Per raggiungere gli obiettivi sul clima l’istituzione della Lagarde propone all’Italia di accelerare nella transizione verso le rinnovabili, cercando l’indipendenza dalle fonti fossili per rafforzare anche la sicurezza energetica. «Sebbene l’Italia abbia soddisfatto il proprio fabbisogno energetico nell’inverno 2022-23 dovrebbe prepararsi a scenari avversi nel prossimo inverno, tra cui la completa interruzione del gas russo o ulteriori interruzioni della produzione di energia elettrica idroelettrica». Washington boccia anche l’idea di tassare gli extraprofitti delle grandi aziende per "fare cassa". Una nuova tassa sugli extraprofitti bancari potrebbe avere «conseguenze indesiderate». Perché «tenderebbe a ridurre i tassi di interesse sui depositi, ad aumentare il costo dei prestiti e ridurre la quantità di intermediazione finaziaria in un momento in cui il volume dei prestiti è già in calo». Neanche l’annunciata riforma fiscale piace agli economisti di Washington. In Italia «sarebbe auspicabile una riforma del sistema fiscale per migliorare l’efficienza e l’equità».
L’invito è di adottare un modello di fisco che «incoraggi l’occupazione, abolisca le spese fiscali inefficaci, rafforzi la riscossione delle entrate e tuteli la progressività». Una nota positiva però c’è. Le previsioni indicano che l’Italia crescerà dell’1,1% nel 2023 e nel 2024 per poi accelerare ulteriormente nel 2025 anche grazie al sostegno del Pnrr che in quell’anno raggiungerà il picco di spesa. Anche l’inflazione scende ma il ritorno all’obiettivo del 2% è atteso solo «intorno al 2026». Insomma i dati ci danno ragione ma, evidentemente, all’Fmi non basta.