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Come funziona il taglio del cuneo fiscale 2023, Meloni: "Sarà strutturale"

Edoardo Romagnoli
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Giorgia Meloni interviene al festival dell’Economia di Trento per fare il punto sui dossier sul tavolo del governo. Taglio del cuneo fiscale, riforma delle istituzioni dello Stato, lotta all’evasione e autonomia differenziata. Prima però ci tiene a sottolineare come l’Italia si sia guadagnata lo status di Paese affidabile. Una smentita clamorosa per chi, in campagna elettorale, continuava a ripetere che «con un Governo Meloni l’Italia sarebbe stata isolata a livello internazionale».

I governi «su cosa fanno la differenza? Sulla postura che hanno. La postura dell’Italia oggi è quella di una nazione seria, che cammina a testa alta nella storia ed è affidabile, dove però affidabile non significa accondiscendente» ha detto il presidente del Consiglio.

Sempre sul versante dei rapporti esteri Meloni ha voluto affrontare anche le polemiche sulle ultime critiche ricevute da Francia e Spagna. «Non hanno un problema con noi ma con le loro opposizioni interne» ha spiegato.

Sul fronte interno c’è la riforma del fisco che il presidente del Consiglio ha definito «strategica» perché «è una riforma che serve all’Italia». Sul fronte del lavoro la ricetta del governo è «il taglio al cuneo» che è preferibile al salario minimo legale «che rischia di essere un boomerang» per combattere i «salari da fame e il problema dell’inflazione». La prima sfida «è rendere questi provvedimenti strutturali e allargarli ulteriormente».

Altra parola d’ordine: lotta all’evasione fiscale. «Abbiamo assunto 3.900 nuovi funzionari per l’Agenzia delle entrate così come siamo stati i primi a prevedere una norma contro le aziende apri e chiudi» ha spiegato Meloni. Anche in questa occasione il premier ha ribadito l’esigenza di un "fisco amico". «Finora la lotta all’evasione fiscale è stata più simile a una caccia al gettito» mentre «penso che si deve andare a combattere l’evasione su grande scala: penso alle frodi sull’Iva, penso allo Stato che patteggia miliardi di euro chiedendo il rientro di milioni, con una disponibilità che non dimostra, per esempio, coi piccoli commercianti».

Altro tema l’autonomia differenziata che Meloni ha assicurato «rafforzerà la coesione nazionale, banalmente perché introdurremo i Livelli essenziali di prestazione che sono il vero elemento di coesione», ma anche il «rafforzamento delle competenze delle Regioni che dimostrano di saper spendere meglio».

Mentre con la riforma delle istituzioni dello Stato il governo cerca «la stabilità dei governi e delle legislature che sono la cosa più potente che economicamente si può costruire». Una riforma su cui in tanti si sono «stracciati le vesti» che sono gli stessi «che in questi anni non sono riusciti a spendere miliardi di fondi europei». Due riforme che Meloni ha assicurato «approveremo entro la fine della legislatura».

Inevitabile parlare dell’Emilia Romagna. Meloni ha ricordato come in sole 72 ore il governo sia riuscito a stanziare 2 miliardi di euro. Non solo. Dall’Europa arriveranno circa 400 milioni di euro dal Fondo di solidarietà e «ci sono questioni sulle quali il Commissario Ue ci può dare una mano anche nella flessibilità dei fondi esistenti, a partire dai fondi di coesione fino ad arrivare pure al tema del Pnrr che riguarda innanzitutto la messa in sicurezza del territorio».

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