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Bankitalia, il rialzo dei tassi pesa sui prestiti a famiglie e imprese. Giù l’inflazione

Una piccola buona notizia per tutti: nel primo trimestre dell’anno si assiste a una lieve ripresa dell’attività economica in Italia. Nello stesso periodo l’inflazione è diminuita (all’8,2% in marzo), ma la componente di fondo è cresciuta, risentendo ancora della trasmissione ai prezzi finali dei maggiori costi connessi con gli shock energetici. Inoltre il rialzo dei tassi ufficiali continua a trasmettersi al costo del credito e pesa sui prestiti a famiglie e imprese. Sono i principali dati che emergono dal bollettino mensile di Bankitalia. «Alla fine del 2022 - si legge - si è interrotta la fase di espansione dell’economia italiana, soprattutto a causa della contrazione della spesa delle famiglie. Secondo gli indicatori disponibili, nel primo trimestre dell’anno in corso la dinamica del Pil sarebbe tornata lievemente positiva, beneficiando della discesa dei corsi energetici e dell’allentamento delle strozzature lungo le catene di approvvigionamento». Quanto all’inflazione, dopo aver raggiunto un picco alla fine dello scorso anno, i prezzi al consumo «hanno iniziato a ridursi, riflettendo il marcato calo della componente energetica, mentre è aumentata quella di fondo». «Nel corso del primo trimestre l’inflazione armonizzata al consumo è progressivamente diminuita, all’8,2 per cento in marzo, dal massimo del 12,6 raggiunto in autunno. Il calo ha riflesso l’attenuazione della componente energetica. Come nell’insieme dell’area dell’euro, l’inflazione di fondo è aumentata nella media del trimestre (pur riducendosi in marzo al 5,3 per cento); continua a essere sospinta dalla trasmissione dei passati rincari energetici ai costi di produzione, che ne determina poco più della metà», spiega Bankitalia. 

 

  

 

Nel bollettino si analizzano anche gli impatti delle decisioni delle banche centrali sui tassi. «Il rialzo dei tassi ufficiali continua a trasferirsi al costo del credito. I prestiti bancari si sono contratti tra novembre e febbraio, in particolare quelli verso le imprese, per effetto della debolezza della domanda e di criteri di offerta più stringenti», prosegue il bollettino. In particolare «il tasso di interesse medio sui nuovi prestiti bancari alle imprese - si spiega - è salito di circa 60 punti base da novembre (al 3,6 per cento in febbraio). Il costo dei nuovi prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni è salito al 3,8 per cento (dal 3,1), rispecchiando l’incremento del tasso sia sui mutui a tasso variabile (al 3,7 per cento) sia su quelli a tasso fisso (al 3,8 per cento)». 

 

 

Riguardo alle banche invece la Banca d’Italia ricorda come a marzo «le difficoltà di alcuni intermediari negli Stati Uniti e in Svizzera hanno determinato pressioni al ribasso sui corsi azionari, soprattutto nel comparto finanziario. Le banche dell’area dell’euro, comprese quelle italiane, si trovano in una condizione nettamente migliore di quella osservata in occasione di passati episodi di crisi, grazie all’alta patrimonializzazione, all’abbondante liquidità e a una redditività in forte recupero». Si sottolinea come «il rafforzamento dei bilanci delle banche italiane è stato significativo negli ultimi anni: ciò ha portato alla fine dello scorso anno a un livello medio di patrimonializzazione più elevato della media delle maggiori banche europee e più che doppio rispetto a quello precedente la crisi finanziaria globale».