RETROMARCIA
Quando verranno vietate le auto a benzina? "L'Italia vota contro". E l'Ue frena
Potrebbe di nuovo slittare il voto di domani sullo stop alle auto inquinanti dal 2035. Dopo il "no" dell'Italia, di Polonia e Bulgaria e la probabile astensione della Germania si rischia una sonora bocciatura del regolamento cardine del Green deal europeo. Per questo la presidenza svedese di turno del Consiglio Ue potrebbe decidere per un nuovo rinvio, dopo quello di mercoledì.
L'impressione è che alla fine il provvedimento passerà, servirà solo del tempo per tramutare l'astensione di Berlino in un sì e per dare le garanzie richieste dal governo tedesco. Prima fra tutte quella che la Commissione presenti un nuovo provvedimento per permettere l'immatricolazione delle auto a combustibili sintetici, gli e-fuel, anche dopo il 2035.
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L'Italia, invece, tiene il punto, e ribadisce che voterà 'no' a prescindere. "L'Italia vota contro come segnale" per le istituzioni europee anche sugli "altri dossier che sono ancora aperti, non soltanto quelli inerenti l'automotive ma anche quelli inerenti, per esempio, il packaging o l'ecotessile", ha affermato il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, a margine del Consiglio Competitività a Bruxelles. Al Consiglio Ue permane lo stupore per un cambio di rotta dell'Italia rispetto a novembre, quando lo stesso governo votò a favore del provvedimento.
Nel frattempo, "il mondo è cambiato", sostiene il titolare del Mimit, ricordando i 700 miliardi messi in campo dagli Usa con l'Inflation Reduction Act per sostenere le imprese green. E poi, è la tesi del governo, non esiste solo l'elettrico come soluzione per abbattere le emissioni, ma bisognerebbe puntare anche sui biocombustibili, "che possono ottenere lo stesso risultato a breve termine". Anche perché per produrre le batterie servono le materie prime critiche importate dalla Cina. "Non possiamo passare dalla subordinazione ai combustibili fossili russi a una subordinazione ancora più grave alle materie critiche prime che sono appannaggio della Cina e alla tecnologia green che oggi in gran parte si realizza in Asia".
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Insomma, è un messaggio politico quello che da Roma arriva Bruxelles, "un segnale d'allarme, una sveglia a tutta l'Europa, a non dare nulla per scontato e a dire che l'Italia c'è", per dirla con il ministro Urso, convinto che sugli altri dossier Ue "ci sarà nei prossimi mesi maggiori consapevolezza perché hanno preso atto che l'Italia è tornata in campo, come grande paese fondatore dell'Unione europea, e sa bene qual è davvero il sentimento e la necessità di questo continente".
La strategia del governo sembra quella di voler sparigliare le carte in tavola, prendere tempo sui temi più caldi e puntare a un cambio di maggioranza al Parlamento europeo con le elezioni del prossimo anno, e al varo di una nuova Commissione europea. Anche perché proprio sul bando alle auto inquinanti dal 2035 la maggioranza Ursula si è divisa, con il Ppe che ha votato contro.
Domani mattina si saprà se il punto sul Regolamento sulle emissioni di CO2 di auto e furgoni sarà stralciato, come pare, dall'agenda del Coreper, la riunione dei rappresentanti permanenti. Di conseguenza verrebbe tolto anche dall'agenda del Consiglio Istruzione di martedì prossimo 7 marzo, che doveva approvare in via definitiva il provvedimento.