nuovo allarme
Cosa succede con l'inflazione: "Pericolosa inversione di tendenza". Nuovo allarme
È rimasto stabile al 7,8% il tasso di disoccupazione in Italia a novembre. Lo afferma l’Istat, che ha rilasciato oggi le sue stime provvisorie su occupati e disoccupati relative al penultimo mese del 2022. Nell'indagine si segnala anche il calo al 23% del tasso di disoccupazione giovanile (-0,6 punti rispetto al mese precedente). L’Istat segnala d’altra parte anche il lieve calo – dopo due mesi consecutivi di crescita - del numero di occupati (-27mila unità), con il tasso complessivo di occupazione che si attesta così al 60,3% (-0,1 punti rispetto al mese precedente). L'istituto di statistica registra inoltre l’aumento del numero degli inattivi, che crescono di 49mila unità portando il relativo tasso al 34,5% (+0,1 punti su base mensile). Positivo invece il confronto su base annua: il numero di occupati a novembre 2022 supera quello di novembre 2021 dell'1,2%, in aumento di 278mila unità.
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I dati congiunturali agitano però il mondo sindacale e delle associazioni. Per Ivana Veronese, segretaria confederale Uil, siamo di fronte "a un motore della macchina occupazionale nuovamente in affanno", in particolare su temi come il gender gap, l’aumento degli inattivi e la crescita delle forme di lavoro a tempo. D'altra parte, per Giulio Romani, segretario confederale Cisl, "probabilmente iniziano a farsi sentire più pesantemente, sulle scelte imprenditoriali, gli effetti dell'inflazione sulle materie prime e delle difficoltà negli scambi internazionali".
Per Confcommercio invece, sebbene i numeri rilasciati dall’Istat "non possano essere univocamente interpretati come il segnale di un peggioramento", rappresentano in ogni caso "la testimonianza di un raffreddamento del ciclo economico". Un elemento preoccupante secondo l’associazione, dato che "la minore dinamicità del mercato del lavoro potrebbe contribuire al deterioramento del reddito corrente delle famiglie", già colpito dall'inflazione. Ne seguirebbe, per Confcommercio, "un inevitabile impatto negativo sui consumi e sull'intera economia".
Preoccupato infine anche il commento di Confesercenti, per cui "sebbene il contributo negativo provenga, principalmente, dai dipendenti permanenti", il calo di 36mila unità degli autonomi potrebbe essere spia di una "pericolosa inversione di tendenza" rispetto ai dati positivi dei primi dieci mesi del 2022. Di conseguenza, Confesercenti sottolinea l’importanza da parte del governo di prendere "provvedimenti mirati alla tutela di questo mondo".