il conto della crisi
L'inflazione porta la stangata di Natale: spese alle stelle, salasso per le famiglie
Sotto l'albero di Natale ci sarà una stangata da quasi 4 mila euro per le famiglie italiane. Forse, l'ultimo regalo di questo 2022, oramai agli sgoccioli. Ieri l'Istat ha tirato le somme su dodici mesi vissuti sull'onda dei rincari, calcolando l'inflazione acquisita pari all'8,1% per l'indice generale e al 3,7% per la componente di fondo, cioè al netto degli energetici e degli alimentari freschi. Ma un costo della vita all'11,8%, dato di novembre, si traduce, a parità di consumi, in una stangata pari a complessivi 3.625 euro annui a famiglia, ed è destinata ad avere ripercussioni fortissime sul Natale degli italiani. «A causa dei rincari dei prezzi una famiglia tipo», ha spiegato il Codacons, «considerata la spesa totale per consumi, si ritrova a spendere oggi oltre 3.600 euro in più su base annua. Una vera e propria mazzata che si ripercuoterà anche sulle spese degli italiani legate alle festività di fine anno».
In base alle stime dei consumatori, infatti, con i prezzi a questi livelli e il caro-bollette che ancora investe il paese, una famiglia su tre ridurrà i consumi durante le feste, tagliando soprattutto le spese non primarie come regali, viaggi, ristorazione, casa, «con danno per il commercio e l'economia nazionale». Il Codacons sottolinea poi l'enorme forbice sul fronte dell'inflazione a livello territoriale: la regione dove i prezzi crescono di più è la Sicilia, che a novembre registra un tasso del +14,3%, equivalente a una maggiore spesa per famiglia residente pari a +3.462 euro su base annua. La regione con la crescita dei listini al dettaglio più contenuta è la Valle d'Aosta (+8,7%) con un aggravio di circa +2.929 euro annui a famiglia residente.
E per i prossimi mesi? Qui la palla è passata a Bankitalia, secondo la quale l'inflazione al consumo, pari nei calcoli di Via Nazionale all'8,8% nella media di quest'anno, diminuirebbe al 7,3 il prossimo, al 2,6 nel 2024 e all'1,9 per cento nel 2025. Nella precedente stima di ottobre era prevista all'8,5% per il 2022, al 6,5 per cento nella media del 2023 e al 2,3 nel 2024. Nelle proiezioni di oggi, «la discesa rifletterebbe principalmente il netto ridimensionamento del contributo della componente energetica, connesso con l'ipotesi di riduzione dei prezzi delle materie prime, solo in parte compensato da quello di un'accelerazione dei salari». Tornando all'anno in corso, i consumi delle famiglie, dopo una crescita sostenuta nei trimestri centrali del 2022, «che determina anche un forte effetto di trascinamento sul 2023, diminuirebbero alla fine del 2022 e nei primi mesi del prossimo, risentendo dell'impatto del marcato aumento dei prezzi sul reddito disponibile».