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Il popolo dei Bot rialza la testa tassi sopra il 4%: la corsa dei risparmiatori

Filippo Caleri
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I Bot-people, quelli che negli anni '80 e '90 vivevano quasi di rendita a spese dello Stato, grazie ai tassi di interesse a due cifre (anche se la ricchezza era solo illusoria visto che l'inflazione era elevata) tornano a sperare. Rincari dei prezzi e, soprattutto, i rialzi dei tassi già effettuati e quelli in cantiere da parte delle banche centrali hanno portato su il rendimento dei Btp italiani. I titoli di Stato decennali, che sono il parametro di riferimento dello spread, ieri sono arrivati a garantire, sul mercato secondario, quasi il 4%, ai massimi dal dicembre 2013. Un guadagno superato nell'area euro solo dal 4,186% della Grecia ma ben al di sopra di Paesi come Gran Bretagna (2,874%), Spagna (2,786%) e Francia (2,204%). Dopo anni di magre soddisfazioni i risparmiatori, soprattutto quelli piccoli, possono iniziare a rifiatare. Finora investire sui titoli governativi dava solo qualche decimo di punto percentuale di guadagno, un bottino spesso eroso da commissioni e tasse. Ora il 4% (e qualche operatore prevede anche un possibile incremento del tasso) può essere considerato un porto sicuro dove parcheggiare liquidità. Certo l'inflazione a questi ritmi potrebbe toccare a fine anno anche l'8% e forse più. Dunque il carovita si mangerebbe senza appello il guadagno. Ma, tra il tenere i soldi sul conto con una remunerazione pari a zero e comunque con una perdita del potere d'acquisto generato dei rincari, e l'illusione di un flusso di cassa accreditato semestralmente sui depositi, il ragionamento di molti trader non professionisti è molto semplice: meglio guadagnare soldi piuttosto che perderli.

 

 

Certo il rischio Paese non va taciuto, il panico vissuto da molti durante la crisi dei debiti sovrani nel 2011, è una ferita che ancora brucia. Ma le condizioni di allora sono difficilmente ripetibili. Un default del Belpaese è di fatto improbabile oggi con le economie del Vecchio Continente, anche quelle forti allora come Francia e Germania, consigliano una gestione di politica monetaria diversa e meno aggressiva contro il debito di Roma. Il crac non è mai da escludere ma è un'ipotesi residuale rispetto al passato. Per molti la scelta è dunque fatta. Basta dare un'occhiata ai gruppi Facebook sui consigli per gli investimenti fai da te che segnalano lo scambio di codici Isin sui titoli di Stato da acquistare. A frenare molti è solo il timing e cioè il momento di ingresso nel mercato.

 

 

Già, per molti analisti, i rialzi dei tassi previsti rincari possono portare altri aumenti del costo del denaro che si traducono in ulteriori incassi per i cassettisti dei titoli governativi. Le recenti parole pronunciate dal numero uno della Fed, Jerome Powell, al meeting di Jackson Hole quando ha parlato di scelte dolorose ma necessarie per riportare l'inflazione a livelli normali possono motivare un irrigidimento della politica del costo del denaro anche dalle parti di Francoforte. Un numero crescente di consiglieri della Bce preme, infatti, un rialzo dei tassi particolarmente significativo già alla riunione della prossima settimana e la stragrande maggioranza degli analisti scommette su un nuovo rialzo da 75 punti base. Una scelta che potrebbe portare i rendimenti ancora più in alto. E far sorridere, anche se solo di illusioni, i vecchi amanti della carta del Tesoro italiano.

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