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Inflazione, la Fed alza ancora i tassi d’interesse: “Dolore a famiglie ed imprese”
La Federal Reserve deve continuare ad aumentare i tassi d’interesse e mantenerli a un livello più alto fino a quando “non sarà sicura che l’inflazione sia sotto controllo, consapevole che un tale processo rischia di causare un certo dolore alle famiglie e alle imprese”. A dirlo è il presidente della Fed, Jerome Powell, nell’atteso discorso al simposio di Jackson Hole: “Sebbene - ha affermato Powell - tassi di interesse più elevati, crescita più lenta e condizioni del mercato del lavoro più deboli ridurranno l’inflazione, arrecheranno anche un po’ di sofferenza alle famiglie e alle imprese. Questi sono gli sfortunati costi della riduzione dell’inflazione. Ma il mancato ripristino della stabilità dei prezzi significherebbe un dolore molto maggiore”.
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I funzionari della Fed hanno aumentato il tasso di riferimento sui Fed Funds di 0,75 punti percentuali in ciascuno degli ultimi due incontri, l’ultimo a luglio, a un intervallo compreso tra il 2,25% e il 2,5%. L’attuale ritmo rappresenta l’aumento più rapido dei tassi d’interesse a breve termine da quando la banca centrale ha iniziato a utilizzare il tasso sui fondi federali come obiettivo nei primi anni ’90. Il Fomc ha convenuto durante la riunione del mese scorso che dovrà continuare ad aumentare i tassi. Ma ha segnalato una maggiore cautela sul ritmo dei futuri rialzi, con alcuni funzionari più nervosi per la stretta molto aggressiva. È probabile che valuteranno se aumentare i tassi di mezzo punto o 0,75 punti nella prossima riunione, il 20-21 settembre, dopo aver raggiunto il consenso quest’estate sul fatto che i tassi dovrebbero raggiungere livelli tali da rallentare la crescita dell’economia per frenare investimenti, spese e assunzioni. Nel suo discorso di oggi, Powell ha sottolineato che l’economia “continua a mostrare un forte slancio di fondo”, nonostante alcuni segnali contrastanti sulla crescita. L’inflazione ha frenato a luglio, con prezzi complessivi in calo dello 0,1% da giugno, secondo l’indicatore preferito della Fed arrivato oggi, ossia l’indice dei prezzi delle spese per consumi personali. Ma Powell ha affermato che il miglioramento di un mese “non è molto al di sotto” di ciò che la Fed “dovrà vedere prima di essere fiduciosi che l’inflazione stia scendendo”.
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Immediata la reazione dei mercati, con le Borse europee che hanno ampliato le perdite e anche la Borsa Usa non sorride. Il Nasdaq sprofonda del 3,94% a 12.141 punti, il Dow Jones cede il 3,03% a 32.383 punti mentre lo S&P 500 perde il 3,37% a 4.057 punti.