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Economia, la recessione è ormai ad un passo. Il FMI taglia le stime di crescita dell'Italia: 2023 da incubo

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Inflazione, guerra e gas avvicinano lo spettro della recessione. Il Fondo monetario internazionale traccia uno scenario dominato da incertezza e rischi al ribasso che «potrebbero concretizzarsi», taglia le stime di crescita globale, a partire da Stati Uniti, Cina ed Eurozona, e mette in guardia sul pericolo di disordini sociali legati all’aumento dei prezzi del cibo e dell’energia. Per l’Italia il Fondo migliora la previsione di crescita per il 2022 al 3% a fronte del +2,3% stimato ad aprile, ma riduce quella per il 2023 allo 0,7%, un punto in meno rispetto al +1,7% indicato in precedenza. Il nostro Paese figura tra gli elementi di tenuta in un’economia europea che sta rallentando. «Le prospettive migliori per il turismo e l’attività industriale in Italia sono più che compensate da significativi downgrade in Francia, Germania e Spagna». 

 

 

Nell’aggiornamento del World economic outlook l’Fmi prevede che la crescita mondiale passerà dal 6,1% dell’anno scorso al 3,2% nel 2022, 0,4 punti percentuali in meno rispetto a quanto indicato ad aprile, per poi attestarsi al +2,9% nel 2023, 0,7 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni precedenti. A pesare la revisione al ribasso della crescita Usa che scenderà al 2,3% quest’anno e all’1% l’anno prossimo a causa della riduzione del potere d’acquisto delle famiglie e dell’inasprimento della politica monetaria. Riviste al ribasso le stime del Pil cinese al 3,3% quest’anno, a causa degli ulteriori lockdown e dell’aggravarsi della crisi immobiliare: si tratta del livello di crescita più lento in oltre quattro decenni, escludendo la pandemia. Il Fondo stima ora per la Cina una crescita di 1,1 punti percentuali in meno per il 2022 e di 0,5 punti percentuali in meno per il 2023, al 4,6%, rispetto alle previsioni di aprile. Giù anche le previsioni per l’Eurozona: al 2,6% quest’anno (0,2 punti percentuali in meno rispetto alle stime di aprile) e all’1,2% nel 2023 (1,1 punti percentuali in meno).

 

 

«Le prospettive si sono notevolmente oscurate da aprile. Il mondo potrebbe presto finire sull’orlo di una recessione globale, a soli due anni dall’ultima - avverte l’Fmi -. L’economia globale, ancora provata dalla pandemia e dall’invasione russa dell’Ucraina si trova ad affrontare prospettive sempre più cupe e incerte. Molti dei rischi di ribasso segnalati nel nostro World Economic Outlook di aprile hanno iniziato a concretizzarsi». E le stime della probabilità di recessione sono quindi «aumentate», arrivando per il Gruppo dei Sette «a quasi il 15% - quattro volte il suo livello abituale - e quasi uno su quattro in Germania». Per gli Stati Uniti, il Fondo ricorda che alcuni indicatori, come il modello di previsione GDPNow della Federal Reserve Bank di di Atlanta, suggeriscono che una recessione tecnica (definita come due trimestri consecutivi di crescita negativa) «potrebbe essere già iniziata». L’istituto di Washington mette in guardia sull’aumento dei prezzi di cibo ed energia che «potrebbe causare una diffusa insicurezza alimentare e disordini sociali» e ammonisce: «Il controllo dell’inflazione dovrebbe essere la prima priorità per i politici». Il Fondo è sempre più pessimista sulla corsa dei prezzi e rivede al rialzo le sue stime: l’inflazione raggiungerà il 6,6% nelle economie avanzate e il 9,5% nei mercati emergenti e in via di sviluppo, con revisioni al rialzo rispettivamente di 0,9 e 0,8 punti percentuali. Non un bello scenario.

 

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