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L'inflazione vola oltre l'8%: mai così alta da 36 anni. Crolla il potere d’acquisto

Gianluca Zapponini

E pensare che tra pochi giorni arriverà nella busta paga di milioni di dipendenti il bonus da 200 euro promesso dal governo di Mario Draghi. Forse non basterà ad alleviare le sofferenze delle famiglie italiane, alle prese con un costo della vita che non si registrava dal lontano 1986. A giugno l'inflazione ha messo a segno un balzo dell'8,6%, contro il 6,8% di maggio. In un mese, dunque, i prezzi sono saliti di quasi due punti percentuali nel confronto anno su anno, contro ogni previsione di esperti ed economisti. L'energia resta l'epicentro del terremoto sui prezzi, scatenato dalla guerra in Ucraina e dalla progressiva riduzione delle forniture di gas da parte della Russia. «Le tensioni inflazionistiche continuano a propagarsi dai Beni energetici», ha sancito l'Istat, la cui crescita passa da +42,6% di maggio a +48,7% e in particolare degli energetici non regolamentati come i carburanti (da +32,9% a +39,9%). Mentre gli energetici regolamentati continuano a registrare una crescita molto elevata ma stabile a +64,3%.

 

  

 

Ma emerge sempre più chiaramente l'estensione dell'inflazione fuori dall'energia, per toccare altre categorie di prodotto. L'accelerazione dei prezzi degli alimentari, lavorati e non, spinge ancora più in alto la crescita di quelli del cosiddetto carrello della spesa al +8,3. Anche in questo caso è l'incremento più elevato a gennaio 1986, quando fu +8,6%. Tanto per farsi un'idea, i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona che compongono il carrello, a maggio, l'incremento era stato del 6,7%. I prezzi dei beni alimentari lavorati passano da +6,6% a +8,2% e quelli dei non lavorati da +7,9% a +9,6%. Numeri che aumentano tensioni e paure presso le imprese e le famiglie italiane. Confcommercio, per esempio, ha chiarito che «le pressioni inizialmente concentrate nell'energetico si sono ormai diffuse ad altri settori, in primis i trasporti e l'alimentare, con inevitabili pesanti effetti sul reddito disponibile e sul potere d'acquisto della ricchezza detenuta in forma liquida da parte delle famiglie, con conseguenti riverberi negativi sui comportamenti di spesa».

 

 

Secondo Federconsumatori invece «complici della forte crescita dell'inflazione sono i rincari dei costi dei beni alimentari: passano da +6,6% di maggio a +8,2% quelli lavorati, da +7,9% a +9,6% quelli non lavorati. La lista degli aumenti è ancora lunga, tutti concorrono a determinare un aggravio di +2.384 euro annui a famiglia». Non poteva poi mancare l'allarme dei sindacati. «L'autunno è già caldo e già adesso la gente non ce la fa», ha avvertito il leader della Cgil, Maurizio Landini. «Noi stiamo dicendo sia al pubblico, ossia al governo che è il soggetto che dovrà rinnovare i contratti per i prossimi anni, sia ai privati, che non siamo più disponibili ad accettare il riferimento all'inflazione depurato dall'energia. Accettare una logica del genere oggi vuol dire programmare la riduzione dei salari». Infine, secondo Luigi Sbarra, leader della Cisl, «i dati dell'Istat sull'inflazione indicano un'emergenza che non ammette più rinvii o divisioni. Occorre aprire subito il confronto con le parti sociali su una nuova politica dei redditi che difenda salari, pensioni, potere d'acquisto delle famiglie».