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Ucraina, l'altra guerra è sul grano. L'India blocca l'export e i prezzi schizzano

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In tempi di guerra, armi fa rima anche con grano. Con l'India che ha vietato le esportazioni con effetto immediato a causa della grave e crescente crisi di cibo a livello internazionale si alzano i toni della 'guerra del grano'.

Sale dunque il protezionismo economico dovuto alla crisi alimentare causata dal conflitto in Ucraina a seguito dell'invasione da parte della Russia. Dopo le decisioni prese già da altre nazioni, è arrivata anche l'India, in risposta a "un aumento dei prezzi globali del grano che ha messo a rischio la sicurezza alimentare dell'India e dei paesi vicini e vulnerabili".

L'Ucraina e la Russia rappresentano un terzo delle esportazioni mondiali di grano e orzo. Dall'invasione da parte di Mosca del 24 febbraio, i porti dell'Ucraina sono stati bloccati e le infrastrutture civili e i silos di grano sono stati distrutti. L'India consuma la maggior parte del grano che produce, ma si era prefissata l'obiettivo di esportare 10 milioni di tonnellate di grano nel 2022-23. Gran parte di questo sarebbe andato ad altri paesi in via di sviluppo come l'Indonesia, le Filippine e la Thailandia.

Per Gianclaudio Torlizzi, fondatore della società di consulenza T-Commodity, interpellato da LaPresse, il conflitto militare tra Russia e Ucraina, da cui dipende un terzo delle esportazioni mondiali di grano e orzo, ha dato il via al forte aumento dei prezzi del grano, mettendo a rischio la sicurezza alimentare dell'India e dei paesi confinanti.

"Prima del divieto di esportazione del grano - sottolinea l'analista con LaPresse - l'India era in predicato di divenire uno dei primi 10 esportatori di grano per la stagione dei raccolti 2022-23. Ma ora con il divieto totale o parziale ecco che si crea un enorme buco nell'offerta mondiale che potrebbe dare il via a un'ulteriore accelerazione dei prezzi".

"Dopo la crisi alimentare del 2007-2008 e del 2010-11, il G20 aveva discusso di vietare l'uso delle restrizioni all'esportazione alimentare e di ridurre il sostegno ai biocarburanti. Ma il comunicato in cui era sfociata la discussione era stato annacquato, grazie all'intervento di Cina e Stati Uniti (Usa a favore dei biocarburanti, Pechino a favore del divieto di esportazione)", spiega Torlizzi. "La mia grande preoccupazione - dice l'analista a LaPresse - è il pericolo di emulazione da parte di altri paesi. Non solo nel comparto del grano (e mais), ma soprattutto in quello del riso. Se gli esportatori di riso si fanno prendere dal panico (e non c'è motivo, grazie a un atteso raccolto record) e seguono quell'esempio, la sicurezza alimentare globale rischia un pesante contraccolpo".

L'allarme arriva anche dalla Coldiretti: "Vola il prezzo del riso a livello internazionale dove ha fatto registrare un balzo del 21% nell'ultimo anno per effetto del crollo delle spedizioni di grano determinato dalla guerra tra Russia e Ucraina dopo che anche l'India ha bloccato le esportazioni di grano".

In sua sostituzione salgono la domanda e le quotazioni di riso che registra quest'anno un balzo negli scambi del +4% rispetto al 2021 con un picco di 53,4 milioni di tonnellate secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Fao ad aprile.

"Il consumo mondiale di riso nel 2022 raggiungerà nel 2022 il record degli ultimi dieci anni con quasi 521 milioni di tonnellate in aumento di oltre 9 milioni rispetto all'anno prima". E in difficoltà per la crisi del grano ci sono soprattutto i Paesi più poveri, asiatici e africani.

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