Crisi Ucraina, gas alle stelle: +700%. La corsa ai prezzi mette in crisi le industrie
Una batosta sui portafogli di imprese e famiglie per il prezzo del gas naturale che è aumentato in maniera esponenziale dal periodo pre Covid. Dal 2019, e fino allo scorso aprile, il costo del metano è, infatti, aumentato del 700%. A sottolinearlo è il Centro studi Confindustria nell'indagine rapida sulla produzione industriale.
Insomma la corsa della principale materia prima usata dal sistema produttivo è spaventosa ed è iniziata ben prima del 24 febbraio, data di inizio del conflitto in Ucraina, per la ripartenza sprint della macchina produttiva internazionale dopo lo stop forzato dei lockdown. Non solo. Anche il petrolio non si è risparmiato. L'aumento del prezzo del greggio Brent è stato - ha calcolato sempre il Csc- del 56%. Insomma un'escalation dei prezzi delle commodity che ha creato un'autentica rivoluzione nelle contabilità industriale sfalsando la composizione dei prezzi finali. E infatti secondo il Centro studi di viale dell'Astronomia i costi che ancora restano elevati stanno frenando l'attività produttiva lungo tutte le filiere.
Insomma il combinato effetto di Covid e caro gas hanno creato le premesse per rallentare l'attività del sistema Italia con una gelata che, tra marzo e aprile, supera il 2% mensile. Un andamento che potrebbe avere ripercussioni sull'andamento del Pil che già nel secondo trimestre potrebbe segnare una decisa frenata. Nel dettaglio, secondo l'indagine rapida di Csc, a marzo si registra una flessione del 2%, dopo il rimbalzo registrato a febbraio (+4%), che ha fatto seguito alla caduta di gennaio (-0,4%) e dicembre (-1%). Nell'attesa della ripresa e di una pacificazione tra i paesi in guerra, il gas per ora non manca. La società che lo invia in Europa, la Gazprom, ha inviato una comunicazione ai suoi clienti europei, affermando che alcuni chiarimenti pubblicati dal Cremlino lo scorso 4 maggio, sul nuovo schema di pagamenti per il gas russo, mostrano che utilizzarlo non viola le sanzioni imposte dall'Ue contro Mosca.
A spiegarlo è stata l'agenzia Usa Bloomberg, che ha detto di aver visionato la missiva inviata ai clienti europei per rassicurarli e metterli al riparo da contenziosi con le istituzioni europee. Secondo Gazprom, l'ordinanza del governo russo assicura la trasparenza dei flussi di cassa dagli acquirenti stranieri ed esclude la possibilità che qualunque «terza parte» venga coinvolta nelle transazioni. Una precisazione che esclude che la Banca centrale russa, interdetta a causa delle sanzioni, dalla partecipazione diretta nelle transazioni di pagamento sul gas. Queste operazioni passano su conti presso la controllata del gruppo russo, Gazprombank, che Bruxelles fino a oggi ha volutamente escluso dalle sanzioni. A fine aprile la Banca centrale russa aveva a sua volta chiarito che i clienti esteri che avessero regolarmente effettuato pagamenti in valuta straniera non sarebbero incappati in blocchi sulle forniture di gas, anche se Gazprombank non fosse riuscita a convertire i pagamenti stessi in rubli. Con i tubi che continuano a portare metano in Europa è già partita la corsa a riempire le riserve per affrontare la prossima stagione invernale. Il 5 maggio scorso il riempimento degli stoccaggi aveva raggiunto il 39% della capacità a fronte di una media Ue del 34,9%. Nel 2021, senza l'emergenza creata dal conflitto in Ucraina il livello di stoccaggio alla stessa data era all'incirca del 44%. La partita degli acquisti si è aperta ad aprile e l'Italia conta, entro 6 mesi, di arrivare al livello di stoccaggio stabilito pari al 90% della capacità nei 13 siti di stoccaggio del nostro Paese. Non resta che incrociare le dita.