Perché è aumentato il costo di petrolio e gas? Le previsioni dell'economista: "Non torneremo alle cifre pre-conflitto"
L'alto costo dell'energia sarà duraturo. Lo afferma l'economista Luca Paolazzi, secondo cui però dello shock petrolifero non si può ancora indicare la durata: dipenderà dalla lunghezza e dall'esito del conflitto russo-ucraino e dal mantenimento o meno delle sanzioni alla Russia, oltre che da come gli effetti di tali sanzioni verranno attenuati dall'atteggiamento politico e commerciale di due colossi come Cina e India (dove vive oltre un terzo della popolazione mondiale), soprattutto riguardo ai mercati delle fonti primarie di energia (ne consumano quanto Europa e Usa messi assieme). «Se acquistassero dalla Russia il petrolio e il gas non comperato dall'Occidente- spiega Paolazzi in un'analisi per Ceresio Investors - i prezzi tenderebbero a normalizzarsi, perchè l'offerta e la domanda globali sul mercato rimarrebbero sostanzialmente invariate; muterebbero soltanto i flussi di "chi vende oil&gas a chi"».
In effetti l'India nei primi due mesi della guerra ha comperato dalla Russia 40 milioni di barili, contro i 16 dell'intero 2021. «In tal senso - spiega l'economista vanno sia gli accordi tra Usa e Ue di vendita di gas liquefatto e tra Italia e Algeria di aumento della fornitura sia le trattative e le prese di contatto tra altri singoli paesi consumatori e produttori. Tuttavia, se aggiustare domanda e offerta di petrolio è relativamente semplice, visto che si tratta di far cambiare rotta alle petroliere e mettere apunto le raffinerie alle diverse qualità di greggio, per il gas servono infrastrutture di trasporto (gasdotti, attrezzature di liquefazione e rigassificazione) che richiedono un po' di tempo per essere approntate. Quindi l'eventuale azzeramento dell'offerta russa non sarebbe di facile e immediata gestione e rischierebbe di mantenere elevate (perfino di far salire del 40%) le quotazioni del gas e di costringere al razionamento, in una sorta di "auto-embargo".
Non è un caso che gli scenari economici che contemplano tale eventualità siano assai più foschi; per esempio, il Pil dell'Italia cadrebbe di mezzo punto percentuale nel 2022 e nel 2023 (stima della Banca d'Italia)».