conseguenze sull'agricoltura
Prezzi alle stelle per grano e riso, le attività vanno in default
Balzano le quotazioni di tutti i prodotti agricoli di base dal grano al riso, dalla soia al mais che raggiunge il record del decennio per le difficoltà dei raccolti nei principali Paesi produttori e degli effetti del conflitto tra Ucraina e Russia con il blocco delle spedizioni dal Mar Nero.
È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti al Chicago Board of trade. Una situazione che - sottolinea la Coldiretti - provoca inflazione, mancanza di alcuni prodotti e aumenta l’area dell’indigenza alimentare ma anche gravi difficoltà economiche per le imprese con più di 1 azienda agricola su 10 (11%) che in Italia è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività. Ma ben il 30% del totale nazionale si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi, secondo l’analisi Coldiretti su dati Crea.
Nelle campagne - continua la Coldiretti - si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli. A essere più penalizzate con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato.
La gravissima siccità e l’aumento record dei costi di produzione provocato dalla guerra in Ucraina sta mettendo in serio pericolo le semine di riso in Italia dove - precisa la Coldiretti - potrebbero essere tagliate di oltre 3000 ettari. Si tratta di un settore con 227mila ettari coltivati e 3.700 aziende agricole che raccolgono 1,5 milioni di tonnellate di risone all’anno, oltre il 50% dell’intera produzione Ue, con una gamma varietale unica e fra le migliori a livello internazionale. Si tratta peraltro dell’unico settore in cui l’Italia è più che autosufficiente in una situazione in cui - evidenzia la Coldiretti - l’Italia è diventata deficitaria in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo.