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Bankitalia, i danni della guerra e il quadro disastroso di Ignazio Visco: risvolti economici gravi
Ignazio Visco mette tutti in allarme. Il governatore della Banca d’Italia parlando agli “Incontri su Economia e Società. Disuguaglianze e democrazia. Quale futuro per un capitalismo democratico?” organizzato da Il Mulino e Eur culture per Roma ha tracciato uno scenario inquietante per l’economia italiana: “A me sembra che tra pandemia, diffusione di nuove tecnologie, accorciamento delle catene globali di valore che era quello che stavamo vedendo negli anni della pandemia, i progressi dell’ultimo decennio non potranno che rallentare e perché non avvenga è necessario che ci sia un intervento istituzionale e un coordinamento anche a livello di cooperazione internazionale rilevante. Questo è già deteriorato nel corso della pandemia e adesso con la crisi che stiamo vivendo, con questa tragedia, credo che questo deterioramento sarà certo”.
Nel frattempo è stata anche pubblicata la Nota di Banca d’Italia su “Il mercato del lavoro: dati e analisi” del mese di marzo 2022. I primi due mesi del 2022 evidenziano che il lavoro alle dipendenze continua a crescere ma a ritmi meno intensi che nel corso del 2021. Frena soprattutto l’occupazione nel commercio e nel turismo, settori maggiormente penalizzati dai nuovi timori di contagio e dalle restrizioni connesse con la diffusione della variante Omicron. La creazione di posti di lavoro rimane sostenuta nelle costruzioni e nell’industria. La flessione del turismo e del commercio, settori in cui è relativamente maggiore la presenza delle donne, ha frenato la crescita dell’occupazione femminile, che si è quasi azzerata, sottolinea il rapporto.
Rispetto agli ultimi mesi del 2021 si riducono leggermente le assunzioni a termine (che hanno trainato la ripresa del 2021) mentre rimangono costanti quelle a tempo indeterminato. Al netto dei fattori stagionali, tra gennaio e febbraio i licenziamenti sono stati in media 40.000 al mese (erano quasi 50.000 prima della pandemia); sono tornati sui livelli pre-pandemici nei servizi, mentre sono rimasti contenuti nell’industria. Grazie alle migliori prospettive occupazionali nel complesso del 2021 è aumentato sia il numero di coloro che hanno trovato un lavoro sia il numero di persone che hanno dichiarato ai Centri per l’impiego di essere immediatamente disponibili al lavoro. La crescita delle dichiarazioni di disponibilità all’impiego ha interessato anche le fasce più istruite della popolazione. Nel mese di gennaio 2022 circa nuovi 100.000 individui si sono registrati come disoccupati dichiarando di essere immediatamente disponibili a lavorare; di questi circa 15.000 erano laureati.