L'industria italiana è alla canna del gas. 13 miliardi in più per il caro bollette, governo insufficiente
«Si stima che nel primo trimestre di quest'anno le imprese saranno chiamate a pagare, rispetto al 2019 (anno pre-pandemia), ben 14,7 miliardi di euro in più di energia elettrica e gas. Togliendo a questo importo 1,7 miliardi di misure di mitigazione introdotte dal Governo nelle settimane scorse, nel primo trimestre 2022 le aziende dovranno farsi carico di un extra costo pari a 13 miliardi: una vera e propria stangata». È l'allarme lanciato dalla Cgia di Mestre che ha pubblicato uno studio sui costi che dovranno sostenere le aziende. «Certo, il premier Draghi ha annunciato che l'esecutivo sta mettendo a punto un intervento di ampia portata per calmierare i prezzi delle bollette a famiglie, imprese ed Amministrazioni pubbliche - spiega Paolo Zabeo della Cgia di Mestre - Pare di capire che questa misura dovrebbe aggirarsi tra i 5 e i 7 miliardi di euro. Sia chiaro, in termini assoluti parliamo di una cifra elevatissima; se confermata, sarebbe comunque del tutto insufficiente a mitigare i rincari che, in particolar modo le imprese, subiranno in questi primi 3 mesi dell'anno». Nello studio si evidenziano quali sono i settori che risentiranno di più del caro bollette.
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«Con aumenti che in alcuni casi sfiorano anche il 400%, i settori energivori sono più a rischio degli altri. Per quanto riguarda il consumo del gas, segnaliamo le difficoltà che stanno colpendo le imprese del vetro, della ceramica, del cemento, della plastica, della produzione di laterizi, la meccanica pesante, l'alimentazione, la chimica. Per quanto concerne l'energia elettrica, invece, rischiano il blackout le acciaierie e le fonderie, l'alimentare, il commercio (negozi, botteghe, centri commerciali), gli alberghi, bar-ristoranti, altri servizi (cinema, teatri, discoteche, lavanderie)». «Le difficoltà - ragiona ancora l'Ufficio studi della Cgia - colpiscono molte imprese e conseguentemente anche tanti distretti produttivi che sono il motore dell'economia e dell'export del Paese». Lungo l'elenco dei settori più in crisi.
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«I più in difficoltà - spiega ancora Paolo Zabeo - sono: Cartario di Lucca-Capannori; Materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova; Metalli di Brescia-Lumezzane; Metalmeccanico basso mantovano; Metalmeccanico di Lecco; Piastrelle di Sassuolo; Termomeccanica Padova; Vetro di Murano». «Ma a preoccupare il mondo del lavoro non sono solo i rincari di luce e gas, ma anche quello dei carburanti. Il gasolio per autotrazione, ad esempio, ha subito nell'ultimo anno un aumento di prezzo di oltre il 22%. Molti settori, pertanto, rischiano di doversi fermare: l'autotrasporto, la pesca e l'agricoltura hanno già manifestato grande disappunto per la mancanza di interventi da parte del Governo». E proprio il governo deve affontare in questa settimana i due problemi più urgenti, il caro bollette e l'inflazione. In Consiglio dei ministri dovrebbe arrivare il nuovo decreto per fronteggiare i forti rincari di luce e gas per famiglie e imprese nel II trimestre, con uno stanziamento che dovrebbe essere tra i 5 e i 7 miliardi.
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