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Riforma delle pensioni, Draghi smonta la Fornero
La legge Fornero non la vuole nessuno. Nemmeno il premier Mario Draghi che ieri, dopo il confronto con i sindacati su pensioni e tasse, ha aperto un confronto (a partire dai primi di dicembre) che ha a oggetto una revisione strutturale della riforma previdenziale introdotta dal governo Monti. A dirlo sono stati i rappresentanti delle organizzazioni sindacali al termine dell’incontro tenuto a Palazzo Chigi. Dove si è anche parlato anche di fisco e in particolare dell’assegnazione degli otto miliardi destinati all’abbattimento delle aliquote.
A raccogliere l’impegno del governo per rivedere in profondità le regole della legge Fornero sono stati tre leader: il segretario della Cisl Luigi Sbarra, Maurizio Landini per la Cgil e Pierpaolo Bombardieri per la Uil. Per l’esecutivo erano presenti il premier Draghi, il ministro dell’Economia Franco, il ministro del Lavoro Orlando, il ministro della Pubblica amministrazione Brunetta, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Garofoli, e i consulenti del governo Giavazzi e Leonardi. Nel corso delle due ore di colloqui l’esecutivo ha spiegato gli stanziamenti dedicati dalla legge di Bilancio alla previdenza. I fondi garantiranno 55mila uscite anticipate nel 2022 (delle quali 16.800 con Quota 102 e il resto con Opzione donna e ape social). Il costo stimato si aggira intorno ai 600 milioni includendo i 150 milioni di fondi per i prepensionamenti (con la quota 100) per le sole aziende in difficoltà. Insomma c’è uno sforzo per evitare traumi ma la logica è che lo Stato non può più svenarsi per pagare le pensioni. E nella prospettiva la soluzione, già anticipata da Draghi nella presentazione della legge di Bilancio, sarebbe quella di accettare la flessibilizzazione delle uscite a 62 anni, a partire dal 2023, ma con sistema interamente contributivo, cioè con un taglio che in alcuni casi potrebbe attestarsi tra il 25 e il 30% dell’assegno ma che avrebbe l’effetto di azzerare l’impatto sulle casse dell’Inps. Solo ipotesi perché i sindacati attendono di distinguere le parole dai fatti. «Consideriamo utile l’incontro e importante il percorso che si è aperto, ma la valutazione verrà dopo» ha detto Landini. Che ha precisato però che le mobilitazioni nelle varie regioni, la prima il 20 novembre poi il 27 e ai primi di dicembre proseguono allo scopo di rendere sempre più evidente che bisogna mettere al centro il lavoro e i diritti. Sarà un «confronto articolato» ha annunciato il leader Uil, Pierpaolo Bombardieri. In due tempi. «Ci sarà un confronto sulla legge Fornero e uno più immediato con i ministri Franco e Orlando per verificare gli spazi possibili per intervenire nell’immediato: dall’ape social ai giovani. Poi si aprirà un confronto più generale sulla riforma Fornero» ha aggiunto il leader della Uil ricordando come al tavolo sia stato toccato anche il tema del Fisco. «Si aprirà un confronto importante anche con una simulazione che verificherà la fattibilità anche delle nostre proposte di indirizzare le risorse disponibili sul taglio del cuneo per lavoratori dipendenti e pensionati».
Al netto delle possibili modifiche il nuovo pacchetto previdenza sancisce la fine di quota 100 e la quota 102 (pensione anticipata con 64 anni di età e 38 di contributi) per un anno. Poi la proroga dell’Ape sociale allargata e di Opzione donna con gli stessi requisiti del passato. Sul tavolo resta una sorta di «Opzione Tutti» e cioè la possibilità di andare in pensione quando si vuole ma prendendo quanto versato a partire da un’età minima di 62 o 63 anni. L’estensione a tutti i lavoratori della possibilità di lasciare il lavoro anticipatamente in cambio di un assegno interamente calcolato con il metodo contributivo porta con sé però un taglio dell’importo. Che secondo alcune simulazioni potrebbe arrivare in media al 13% del totale. Mentre altri calcoli parlano di riduzioni più corpose fino al 27%.