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Caro bollette, forse c'è la svolta: la Russia apre i rubinetti del gas e i prezzi crollano

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Buone notizie per i consumatori. Le bollette di luce e gas, protagoniste negli ultimi mesi di un'impennata dei prezzi dovuta ai rincari delle materie prime, potrebbero ora diventare più "leggere". Tutto grazie alla decisione di Gazprom - tra i principali fornitori dei Paesi europei - di "aprire" nuovamente i rubinetti, con conseguente calo del prezzo del gas. 

La decisione di Gazprom, annunciata in un tweet, di aprire i rubinetti di gas verso l’Europa fa crollare i prezzi nei due principali hub del vecchio continente. Il colosso energetico russo ha deciso di iniziare il riempimento degli impianti di stoccaggio europei a partire da questo mese, mantenendo così la promessa fatta dal presidente Vladimir Putin. E smentendo, allo stesso tempo, gli osservatori secondo cui i rubinetti sarebbero rimasti chiusi finché Bruxelles non avrebbe dato il via libera definitivo al Nord Stream 2.

L’effetto sui mercati non è tardato ad arrivare: il prezzo di riferimento del gas, TTF, scende del 11,6% mentre il contratto Uk arretra del 11,2%. «I volumi e i percorsi di trasporto del gas sono stati determinati», ha detto Gazprom in un comunicato, senza fornire ulteriori dettagli. Due settimane fa Putin aveva ordinato al gruppo di concentrarsi sul riempimento delle scorte in Germania e Austria a partire dall’8 novembre. Ma ieri, sembrava che la promessa non venisse mantenuta e i prezzi dell’oro blu sono schizzati fino al +10%. Tanto da allarmare molti governi europei con la diffusione dei timori - partiti dall’Austria - di un ’grande blackout’. In particolare, in Spagna da giorni vanno a ruba bombole a gas, fornelletti da campeggio e torce. Ad alimentare tali paure, molto spesso, fake news pubblicate sui social.

Ma se i prezzi del gas hanno vissuto una giornata di calma la stessa cosa non si può dire per quelli del petrolio con il Brent tornato sopra gli 84 dollari al barile. A sostenere le quotazioni, in rialzo per la terza seduta consecutiva, una prospettiva favorevole per la domanda, soprattutto negli Stati Uniti. E a poco è servita da parte dell’amministrazione Biden l’ipotesi del ricorso alle riserve strategiche del Paese per aumentare l’offerta che l’Opec+ non ha voluto concedere. Per il ceo di Vitol, Russell Hardy, un eventuale rilascio delle riserve strategiche avrebbe un effetto sui prezzi limitato solo alla fine dell’anno. Nel 2022 il problema di prezzi alti e offerta bassa si ripresenterà, ha affermato. Per Hardy il mercato sarà «ragionevolmente ’strettò per i prossimi 12 mesi» poichè la domanda sta tornando alla normalità con l’allentamento delle restrizioni Covid-19. A spingere il greggio anche il ritorno dei viaggi turistici verso gli Usa. «L’ottimismo nelle prospettive economiche globali è un fattore positivo per i prezzi del petrolio», ha affermato l’analista di Phillip Futures Avtar Sandu, citando come esempio l’aumento delle esportazioni cinesi sopra le attese a ottobre. Altro elemento rialzista, l’adozione venerdì sera del vasto piano di investimenti infrastrutturali da 1.200 miliardi di dollari negli Stati Uniti fortemente voluto dal presidente Joe Biden.

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