Fondo ad hoc per Quota 102. Nel 2022 pensione a 64 anni e 38 di contributi: la mossa di Draghi
La legge Fornero può aspettare. Un anno. Dal primo gennaio prossimo, infatti, la Quota 100 per uscire dal lavoro sarà solo un ricordo. Ma per rivedere l’applicazione dei requisiti fissati dal governo Monti bisognerà attendere 365 giorni. Per il 2022 la mediazione del premier Mario Draghi e del suo ministro del Tesoro, Daniele Franco, ha trovato la quadra su una nuovo numero: 102, che equivale alla somma dell’età anagrafica (che sale da 62 a 64 anni) e dei contributi minimi che restano fermi a 38 anni. Un regime che resterà in vigore fino al 31 dicembre 2023. E che sarà oggetto di discussione esattamente tra 12 mesi quando, soprattutto la Lega, giocherà un altro tempo per provare a riallontanare lo spettro dello scalone previdenziale. Una piccola battaglia vinta per il partito di Matteo Salvini che è andata in pressing sul presidente del consiglio chiedendo la gradualità per l’uscita dalla misura bandiera del primo governo Conte. Non solo. Il Carroccio ha strappato anche un ulteriore segnale distensivo sul tema: lo stanziamento di un fondo ad hoc di 500 milioni per accompagnare alcune categorie all’uscita anticipata dal mondo del lavoro con le regole di Quota100. Uno strumento ancora tutto da costruire ma che lascia la possibilità a molti di ottenere il vitalizio un paio di anni prima degli altri.
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Tra le ipotesi che circolano in casa leghista quella di metterlo a disposizione delle aziende con meno di 15 dipendenti, che hanno meno tutele e minori strumenti di agevolazione per la flessibilità in uscita, o anche a quelle imprese che sono coinvolte negli stati di crisi. Quella sulla previdenza è una delle decisioni più rilevanti della cabina di regia della maggioranza e che oggi troverà spazio nell’articolato della legge di Bilancio che dovrebbe essere approvato dal consiglio dei ministri. E non la sola novità che arriverà nel testo. La discussione ha interessato anche la revisione del reddito di cittadinanza. Così ci saranno più controlli per limitare la concessione dell’assegno sociale a chi non ne ha diritto e una progressiva riduzione della cifra a partire dal secondo rifiuto di una proposta di lavoro.
Nel summit è stato affrontato anche il tema superbonus: si va verso una proroga di sei mesi della misura del 110% per le villette unifamiliari, ma con un tetto Isee molto stringente, che potrebbe attestarsi a 25 mila euro. Salta anche un’altra misura cara ai grillini. Nella manovra non dovrebbe essere prevista nessuna misura sul cashback, il meccanismo per riconoscere un premio a chi paga con gli strumenti digitale: verrebbe cancellato e le risorse a copertura pari a 1,5 miliardi di euro destinate alla riforma degli ammortizzatori sociali per cui vengono stanziati 3 miliardi in tutto. Confermato il taglio delle tasse da 8 miliardi - per il quale verrà creato un fondo – e che sarà concentrato sulla riduzione del cuneo fiscale. Il tutto dovrà essere inquadrato all’interno della riforma dell’Irpef che impatterà sul fisco familiare. L’obiettivo è di non penalizzare il ceto medio e di ridurre le tasse per le famiglie. Previsto anche il rinvio al 2023 della plastic tax e della sugar tax e il taglio dal 22% al 10% dell’Iva su prodotti assorbenti per l’igiene femminile.
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