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In Alitalia la paga può attendere: il 50% del salario non arriverà. Flop sul marchio

Filippo Caleri
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Ci sono poche chance che oggi, entro le 14, arrivi sul tavolo dei commissari di Alitalia un’offerta per il marchio dell’ex compagnia di bandiera. Non è un anatema ma la constatazione della scarsa corrispondenza tra quello che si vende e il prezzo a base d’asta, fissato in 290 milioni di euro (oltre Iva e oneri fiscali ai sensi di legge). Una cifra che il primo degli interessati a metterlo in portafoglio, l’ad di Ita Alfredo Altavilla, ha definito irrealistica. Con ragionevole probabilità dunque si dovrà passare alla seconda fase e dunque con un ribasso del prezzo di partenza. Il che apre un vulnus (ulteriore) per i dipendenti di Alitalia, molti dei quali, già alle prese con la mancanza di un orizzonte lavorativo. Sì perché dall’incasso della vendita del brand è legato la liquidazione di metà dello stipendio del mese scorso. Il 27 settembre scorso, infatti, i dipendenti ancora in carico al vettore hanno ricevuto solo metà della paga. «Ci dispiace molto dovervi informare che gli stipendi del mese corrente saranno regolati al 50% con valuta lunedì 27 settembre, mentre il rimanente 50% vi verrà accreditato non appena avremo evidenza sull’esito del bando del marchio Alitalia» avevano spiegato i commissari straordinari in una comunicazione inviata ai lavoratori. Ora il versamento delle spettanze si allontana ancora. Non solo.

 

 

Per la gran parte di dipendenti lo spettro è di non ricevere più nulla visto che, dal 15 ottobre, decollerà la nuova Ita e della vecchia compagnia resterà solo un ricordo. Anche per questo i lavoratori sono in continua agitazione. Oggi le lavoratrici Alitalia saranno davanti alla sede di Ita per manifestare contro i licenziamenti e le discriminazioni di genere subite nel corso nel passaggio alla nuova compagnia aerea. «La realtà ha superato le peggiori aspettative: l’avvio della selezione aperta a tutti, le chiamate senza alcun criterio sociale, lo stralcio del contratto nazionale e l'offerta di un regolamento aziendale con tagli superiori al 30% danno il senso del disastro sociale che si sta commettendo dentro un'azienda pubblica» hanno spiegato ieri. Per tanti, dunque, resta solo la possibilità di ottenere reddito attraverso la cassa integrazione. Domani il tavolo al ministero del lavoro con i sindacati potrebbe chiudere la procedura per concedere l’ammortizzatore sociale fino al settembre 2022.

 

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