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Nel governo si riapre la questione licenziamenti. Il segretario Pd Letta: "Rivedere le norme"

Filippo Caleri
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Prima si, poi forse. La linea economica di Enrico Letta, segretario del Partito democratico, va a corrente alternata. L'esempio è il caso dei licenziamenti. La maggioranza che sostiene Draghi ha approvato all'unanimità il loro sblocco solo due settimane fa. Non senza qualche timore per la possibilità che le aziende procedessero ad avviare esuberi di massa.

In realtà le centinaia di migliaia di posti per i quali era stata paventata la soppressione sono rimasti occupati. Ma qualcuno ha ben pensato di approfittare dell'occasione per chiudere bottega come nel caso dello stabilimento della Gkn di Campi Bisenzio a Firenze che ha messo alla porta 422 lavoratori in un solo colpo con una mail. Una brutta storia che ha motivato il dietrofront del segretario Dem.

«Se questo è l'andazzo dobbiamo rivedere la norma del 30 giugno» ha detto Letta che ha aggiunto che «non accettabile che ogni giorno succeda una cosa di questo genere». Il piddino ha poi spiegato che «quello che trovo incredibile è che guando la proprietà è inafferrabile - riferendosi ai fondi di investimento - finisce sempre male». A dare manforte alla tesi lettiana anche l'ex ministro Cesare Damiano secondo il quale «lo sblocco selettivo dei licenziamenti a fine giugno, lo ripetiamo, è stato un errore».

«La proposta del ministro Orlando - ha continuato Damiano - di prolungarlo fino a fine agosto era più che ragionevole per due buoni motivi: il primo, è che lo sblocco dei licenziamenti sarebbe avvenuto dopo il varo della riforma degli ammortizzatori sociali prevista a fine luglio, e non prima. Il secondo motivo, è che si trattava di una proposta che, accompagnata in parallelo dal prolungamento della Cassa Integrazione Covid, era economicamente sostenibile. Stando ai calcoli del Centro Studi di Lavoro&Welfare, meno di un miliardo di euro per due mesi di CIG, luglio e agosto».

Insomma l'avviso comune firmato dal governo con industriali e sindacati che impegnava le aziende a percorrere tutte le strade possibili (cig Covid compresa) prima di avviare le procedure di mobilità, sembra non essere più sufficiente. In attesa di capire se Draghi rimetterà mano al dossier i lavoratori della Gkn, l'azienda di componentistica toscana, hanno scritto una lettera alla Nazionale impegnata nella finale degli Europei di calcio a Wembley. I dipendenti hanno chiesto un «aiuto dalla Nazionale italiana, impegnata Wembley per la finale degli Europei di calcio, per chiedere la speculativi perché la nostra azienda, in realtà, non ha alcun problema produttivo né industriale rilevante. Oggi anche noi, come tutti gli italiani, tiferemo per voi. Vi scriviamo perché crediamo che anche voi possiate tifare per noi, per il nostro futuro e quello delle nostre famiglie. Per questo speriamo nella vostra solidarietà» hanno scritto i lavoratori.

A Campi Bisenzio prosegue intanto il presidio permanente dei lavoratori davanti ai cancelli della fabbrica, anche per scongiurare la possibilità che possano essere portati via le macchine. Fiom, Fim e Uilm di Firenze insieme a Cgil, Cisl e Uil stanno intanto lavorando per indire a stretto giro uno sciopero generale a livello fiorentino. Mentre oggi sono in programma incontri con le delegazioni sindacali dello stabilimento e tra i vari sindacati. Che hanno già chiesto un tavolo urgente al Mise per trovare una soluzione.

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