il piano nazionale
Pnrr approvato: adesso è l'ora della verità. Ma attenzione ai falchi della Germania
Avere scelto Cinecittà come sede dell'incontro di Mario Draghi con Ursula Von der Leyen per comunicare che siamo all'alba del rilancio dell'economia con l'apporto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) approvato dalla Commissione Ue risponde verosimilmente all'intento di dare un segnale per l'immaginazione ( come la cinematografia) di un futuro migliore, riandando alle fasi più famose ed apprezzate del cinema italiano.
Di quelle fasi, Draghi, Governatore della Banca d'Italia, scrisse in uno dei suoi primi discorsi, citando " La dolce vita" di Fellini e il periodo di crescita e di fondate speranze nel futuro che era il contesto del film. Una citazione che un po' stupì per essere " extra ordinem" in un testo di economia e finanza, per di più scritto da un capo di una Banca centrale.Ma aveva alcune ragioni, anche sul piano comunicazionale.
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Tuttavia, è sempre buona regola " pas trop de zèle" nei commenti. Il Piano italiano era certamente impegnativo, ma bisogna aver presente che molti altri piani della specie redatti da altri Paesi, sono stati del pari approvati e altri sono in corso di approvazione, seguendo le linee-guida e i criteri dettati in dettaglio da Bruxelles, uniformandosi ai quali e frequentemente interloquendo su di essi in precedenza, non poteva mancare l'approvazione. Poi va bene la scenografia che, del resto, avrebbe avuto un pari o un maggiore effetto-annuncio se svolta in altre sedi, a cominciare, per esempio, da una fabbrica con la compresenza di lavoratori e imprenditori. Ora, però, bisogna guardare avanti e all'impegno della realizzazione sui cui stati di avanzamento vi sarà il controllo semestrale della Commissione Ue. Più da vicino, il Piano dovrà ancora avere l'approvazione finale, a luglio, da parte dell'Ecofin e, in ultima istanza, del Consiglio europeo.
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Sarà fondamentale la comunicazione istituzionale che finora su temi delicati e complessi ha lasciato molto a desiderare, ponendosi l'esigenza di un netto cambiamento. Ma l'attuazione del Piano non esaurirà di certo l'azione di politica economica per il breve termine affrontando i passaggi, a settembre, della Nota di variazione del Def e, poi, la stesura della legge di bilancio. Le misure che saranno adottate con una prospettiva ravvicinata dovranno essere coerenti con il Piano di ripresa. Gli stimoli fiscali e monetari devono rimanere ancora per un bel po' di tempo.
Nell'intervento a Cinecittà Draghi ha lasciato intendere che si impegnerà perché il Piano abbia pure una qualche ricaduta strutturale, intendendo con ciò una prosecuzione di questo schema con la messa in comune, tra i partner europei, dei rischi per il collocamento di obbligazioni comunitarie: insomma, una ipotesi di mutualizzazione parziale e circoscritta dei debiti. Vedremo quali iniziative a tal fine saranno attivate, avendo ben presente la contrarietà tedesca che si riflette pure nel programma elettorale della Cdu-Csu. Fondamentale é , come accennato,che resti,poi, confermato l'approccio accomodante della politica monetaria, che i " falchi" della Bce cominciano, invece, a vedere con una certa insofferenza. Insomma, " per aspera" non " ad astra" bensì " ad aspera". E' in questa fase che ora si apre che si potranno valutare veramente le capacità dell'Esecutivo Draghi.
Finora si sono succedute agiografie, che disturberanno per primo l'ex Presidente della Bce, fino a commenti vergognosi quale quello su di un Premier " che offre il corpo" nell'azione di vaccinazione o di una personalità superiore (?) alla Von der Leyen, ma che da quest'ultima é giudicata con il vaglio del Pnrr. Ora si dovrebbe passare finalmente alle valutazioni serie. Nell'intervento di ieri in Parlamento Draghi ha detto che la fiducia sta tornando, che vi è l'aspettativa di tassi di crescita ben superiori a quelli rilevati prima della pandemia e che ciò consentirà una riduzione del rapporto debito-Pil. A maggior ragione si impongono coesione e saldezza, nonché lucidità nel governo dell'economia, sapendo bene che l'uscita da grandi crisi, come la storia insegna, porta a forti rilanci della produzione e dei consumi.