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Bankitalia, tra Ignazio Visco e Mario Draghi non c'è poi tutta questa "sintonia"

Angelo De Mattia
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I giornaloni si sono affrettati a rilevare una «grande sintonia» tra le Considerazioni Finali del Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco e la posizione del Governo Draghi. Sulle affermazioni di carattere generale, è facile conseguire l'accordo; i problemi sorgono nelle esplicitazioni delle inferenze dei principi generali e nell'attuazione concreta delle misure rappresentate. Che dire dell'Europa? Non risulta finora alcuna specifica proposta del Governo o di suoi esponenti su bilancio e debito comuni, sul mandato della Bce e sul target dell'inflazione che sancisce l'avvenuto conseguimento della stabilità dei prezzi; né, soprattutto, si è finora letto alcunché sull'esigenza di una armonizzazione tra politica monetaria e azioni dei governi alla quale il governatore si è riferito. Quanto, poi, al ruolo del «pubblico» e del «privato», si è dovuto attendere il discorso di Visco per leggere una posizione chiara, che fa leva sulla complementarità tra i due settori, aggiungendo ad essi anche il ruolo del terso settore, del volontariato, delle onlus, etc.

 

Visco, però, mentre sostiene la necessità di rendere più efficiente il comparto pubblico e meglio rispondente agli interessi generali, è tuttavia contrario alla sua estensione. Però, è proprio ciò che sta accadendo in queste settimane (si vedano i casi ex Ilva e Autostrade) senza un organico quadro di riferimento, mentre le nomine di esponenti di vertice di imprese pubbliche sono adottate senza una adeguata predeterminazione di criteri e di requisiti, che sia oggettiva, trasparente, coerente con le finalità perseguite. La riflessione di Visco su «pubblico» e «privato» non è certamente la Bibbia. Anzi merita un approfondimento anche alla luce dei potenziali impegni dello Stato nei settori delle nuove tecnologie e dell'ambiente, un impegno che non può essere circoscritto a quello di mero erogatore dei fondi. Tra Stato «guardiano notturno» e Stato «dirigista» esiste uno spazio ampio da colmare, andando anche oltre l'inquadramento operato dal Governatore.

 

 

Ma qual è la posizione del Governo? In una conferenza stampa, il Premier Draghi si sottrasse a una domanda sul ruolo dell'intervento pubblico in economia affermando che egli non possedeva una teorizzazione al riguardo. Ma è importante che una tale visione non si debba trarre da interventi che si susseguono in nome del pragmatismo, ma che non possono non essere ispirati a una concezione di carattere generale. E sulle aggregazioni bancarie delle quali Visco pure ha parlato, ancorché delimitandole all'esigenza di una maggiore redditività e alla preferenza per le banche minori, il Governo cosa pensa, anche alla luce del "dietrofront" compiuto, nei confronti di aspettative consolidate, sull'aumento della percentuale delle imposte differite - Dta - trasformabili in crediti di imposte appunto nei casi di concentrazione? E, in generale, sul sistema bancario e sui rapporti con la regolamentazione e il controllo europei qual è la posizione dell'Esecutivo?

Solo dopo aver affrontato le questioni ora sollevate sarebbe corretto parlare di «grande sintonia» che, diversamente, diventa solo un espediente comunicazionale. Certamente, Visco non ha sottolineato punti di differenza e, riferendosi a un impegno collettivo per le riforme e per sostenere il rilancio dell'economia che nell'anno potrebbe superare un incremento del Pil del 4 per cento, si è rivolto alla «politica», oltre che alle parti sociali e ai cittadini. Ora, nella espressione «politica» sono compresi il Governo e le altre forze. Le responsabilità del primo sono, tuttavia, nettamente superiori a quelle delle altre componenti. Perciò, laddove sia opportuno o necessario, va detto «pane al pane», riferendosi direttamente a ciò che l'Esecutivo può e deve fare.

 

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