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Lockdown dei matrimoni: in un anno la pandemia li ha dimezzati

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Il Covid ha fermato anche la consacrazione dell'amore di coppia. Non si dice più il fatidico "sì", soprattutto in chiesa. I matrimoni in Italia nell’anno della pandemia si sono dimezzati: sono stati 96.687, il 47,5% in meno rispetto al 2019. Lo rileva l’Istat, spiegando che a diminuire sono soprattutto i matrimoni religiosi (-68,1%) mentre anche quelli civili registrano una perdita di quasi il 29%. «Se nel periodo gennaio-febbraio 2020 - si legge nel report - i matrimoni mostrano addirittura un aumento percentuale rispetto allo stesso bimestre del 2019 (+10,7%), trainato probabilmente da un effetto calendario del mese di febbraio (presenza di un giorno in più), è con l’inizio di marzo che si assiste a una drammatica inversione di tendenza». Le misure di contenimento del contagio, introdotte tra marzo e maggio (sospensione delle cerimonie civili e religiose, limitazioni alla mobilità delle persone, divieto di organizzare eventi), hanno avuto dirette ripercussioni sulle celebrazioni dei matrimoni producendo un calo di quasi l’81% rispetto allo stesso trimestre del 2019 (-96,6% i matrimoni religiosi, -70,4% quelli civili). A partire dalla metà di maggio, l’attenuazione di alcune misure restrittive produce qualche effetto di ripresa solo per i matrimoni civili, che restano tuttavia ben sotto la media mensile del 2019 (-65,1%). Nella fase di transizione (giugno-settembre 2020), con la contestuale riapertura delle attività commerciali e dei movimenti sul territorio nazionale, non si osserva un significativo recupero dei matrimoni rimandati a causa del lockdown.

La persistenza di regole restrittive sulle modalità di celebrazione (limite agli assembramenti, numero contenuto di partecipanti, obbligo di uso di dispositivi di protezione in luoghi chiusi), le limitazioni ai viaggi internazionali, nonché il sopraggiungere delle prime difficoltà economiche, hanno indotto verosimilmente le coppie a rimandare il matrimonio a periodi più favorevoli. In Italia l’80% dei matrimoni programmati nel 2020 sono stati spostati al 2021. Di questi il 5% non ha festeggiato o comunque non ha organizzato un ricevimento, il 15% si è sposato (quasi tutti tra agosto e settembre) con un banchetto più ristretto. Per dare un dato, noi a settembre 2020, che è stato il mese in cui abbiamo lavorato di più, abbiamo guadagnato meno del 50% rispetto al 2019», spiega così Paolo Capurro, presidente Associazione Banqueting e Catering e vicepresidente con delega al Banqueting di Confassociazioni, durante il presidio degli imprenditori del settore wedding organizzato questa mattina a pizza S. Silvestro, a Roma.

Prosegue quindi, anche durante l’estate, il calo delle nozze, anche se più contenuto rispetto alla prima ondata (-48,8%); si conferma inoltre la diminuzione più accentuata dei matrimoni religiosi (-67,6%) rispetto ai matrimoni civili (-24,5%). Nonostante il sopraggiungere della seconda ondata, con conseguente inasprimento delle misure di contenimento dell’epidemia, nell’ultimo trimestre dell’anno la diminuzione delle nozze rallenta, il 19% circa in meno rispetto al 2019, -8,8% nel caso dei matrimoni civili. Anche le 1.527 unioni civili tra persone dello stesso sesso registrate nel 2020 mostrano una tendenza alla diminuzione (-33,5% sul 2019), subendo l’effetto delle varie ondate in modo simile ai matrimoni.

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