Pensioni, ecco le ipotesi sul tavolo dopo Quota 100: così cambieranno le regole
Sarà quello delle pensioni uno dei grandi nodi da sciogliere se il governo Draghi decollerà. Le posizioni in campo sono molti distanti. La Lega che con quota 100 ha di fatto congelato la legge Fornero, strumento rigido che porta senza alternative l'età di uscita dal lavoro a 66 anni per tutti, non ci sta a tornare al vecchio sistema bandiera del governo Monti. D'altra parte è chiaro che un passaggio secco alle norme precedenti creerebbe una situazione di disparità troppo marcata. Nascerebbe infatti uno scalone, e e cioè un diverso regime normativo, molto alto tra chi matura i requisiti entro il 2021 e chi ha le carte a posto per ottenere l'assegno pensionistico solo nel 2022. La via per la mediazione è dunque stretta. Anche perché l'Unione Europea ha già messo le cose in chiaro. Per gestire i 209 miliardi del Recovery Plan l'esecutivo italiano deve indicar le riforme che si intendono fare. E tra queste non può mancare la sostituzione di Quota 100 con un meccanismo più equo nei confronti delle giovani generazioni. Alle quali, non a caso, il piano di Resilienza è dedicato con il nome Next Generation Ue.
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Le ricette nei mesi scorsi non sono mancate. Dalla proroga dell'Ape social alla quota 101 o 102 come somma di contributi ed età anagrafica. Uno dei possibili sentieri è stato tracciato ieri dalla Uil che da tempo batte innanzitutto sulla necessità di separare i fondi per l'assistenza da quelli per la pura previdenza. L'idea della Uil è quella della flessibilità in uscita ma secondo criteri di equità che contemperino la sostenibilità con la necessità di assicurare sempre la possibilità di uscita a chi vuole di lasciare il lavoro. "Noi puntiamo sulla flessibilità in uscita, ma una flessibilità ragionata. Abbiamo chiesto alla politica di quantificare le risorse destinate alla previdenza e quelle all'assistenza" ha detto il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ai microfoni di RaiNews24, parlando delle pensioni. Per Bombardieri nella legge Fornero c'è un errore di fondo: tratta i lavori tutti allo stesso modo, serve invece un'uscita differenziata. Sicuramente non è accettabile tornare alla vecchia Fornero". Certo trovare meccanismi in grado di accontentare tutti non sarà facile. Ma la strada potrebbe essere quella giusta: smussare le rigidità della legge Fornero. Almeno su questo l'accordo si dovrebbe trovare. La strada è irta di ostacolo ma per ora è dritta. Matteo Salvin, ieri, nel corso dell'incontro con il premier incaricato ha tolto dal piatto ogni motivo di scontro sulla fine di Quota 100 affermando che è la legge resta in vigore fino alla fine dell'anno e dunque per ora è inutile parlare di riforma. Senza forzare anche il Pd ha messo le mani avanti. Nel documento consegnato a SuperMario alla voce riforma del sistema pensionistico ha scritto: "Il termine della sperimentazione di Quota 100 impone l'individuazione e l'estensione di altri istituti, tra cui Opzione donna e Ape social". Due cose sono certe: Quoata 100 andrà in pensione ma la Fornero così come l'abbiamo conosciuto resterà solo nella storia.
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