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Recovery fund col freno. L'Ue gela Conte: non si fida del governo e stanzia solo 7 miliardi

Filippo Caleri
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Brutte notizie per il governo Conte almeno dal punto di vista della cassa disponibile per finanziare gli investimenti nel 2021 con i soldi del Reco very fund. Il poderoso sforzo europeo per la ripresa il prossimo anno sarà con il cosiddetto braccino corto. E cioè di soli 7 miliardi. No, non è un errore. Si tratta della voce ufficiale dell'Unione Europea che, nella pagella sulla legge di bilancio inviata dal governo a Bruxelles, ha spiegato che «per il momento, poiché la presentazione dei piani di ripresa e di resilienza e la loro successiva approvazione dovrebbero avvenire nel 2021, la previsione della Commissione prevede nelle proiezioni di bilancio per il 2021 il prefinanziamento del 10% delle sovvenzioni». Insomma siccome ancora non c'è lo straccio di un progetto l'Europa non sembra godere una gran fiducia sul fatto che il prossimo anno la gran parte delle idee che ha il governo italiano abbiano bisogno di stanziamenti ulteriori. Così, mentre il documento programmatico di bilancio prevede investimenti aggiuntivi finanziati da sovvenzioni nell'ambito del meccanismo per la ripresa e la resilienza pari allo 0,6% del Pil «nel caso dell'Italia - spiega documento firmato dall'eurocommissado Paolo Gentiloni - il prefinanziamento del 10% delle sovvenzioni dello strumento di recupero e resilienza è equivalente a 7,1 miliardi di euro».

Ma se Bruxelles si muove con i piedi di piombo, Roma sente già in tasca il denaro sonante. E nella legge di Bilancio si è portato avanti. Per l'attuazione del Programma Next Generation Eu nel testo è apparso nell'ultima stesura bollinata stato istituito un fondo di oltre 120 miliardi in tre anni quale anticipazione in attesa dei contributi europei del Recovery fund. Si chiama «Fondo di rotazione per l'attuazione del Next Generation Eu -Italia» e avrà una dotazione di 34,775 miliardi di euro per l'anno 2021, 41,305 miliardi di euro per l'anno 2022 e 44,573 miliardi di euro per l'anno 2023. Conte e Gualtieri si sentono sicuri che la capacità di mettere in pista i progetti infrastrutturali sarà molto più veloce di quello che immaginano alla Commissione europea. E in realtà il meccanismo del fondo è as solutamente legittimo. Si trat ta di un contenitore che si riempirà di denaro tramite il ricorso all'indebitamento che avrà uno sfasamento temporale molto ristretto perché già nel 2022 il flusso di denaro da Bruxelles inizierà a diventare copioso. Il primo anno dunque, posto che l'anticipazione europea sarà limitata ai 7,1 miliardi, il Tesoro dovrà collocare sul mercato un ammontare di titoli di circa 27 miliardi. Considerato i tassi quasi a zero per il debito con scadenza annuale il costo dell'operazione dovrebbe essere contenuto. E darebbe comunque al Mef il margine per finanziare i progetti che man mano arriveranno. Progetti sui quali i controlli saranno periodici. Si prevede che entro il 30 giugno di ciascun anno dal 2021 al 2027, il Consiglio dei ministri approvi e trasmetta alle Camere una relazione, predisposta dalla Presidenza del consiglio sulla base dei dati forniti dalla Ragioneria, nella quale sono riportati i prospetti sull'utilizzo delle risorse del Piano e sui risultati raggiunti, oltre alle eventuali misure necessarie per accelerare l'avanzamento dei progetti e per una migliore efficacia degli stessi rispetto agli obiettivi perseguiti. Dal primo gennaio nella Ragioneria sarà per questo istituita una unità di missione ad hoc.

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