la trattativa
Nodo Autostrade: Benetton alza ancora la posta
Il primo round vero della trattativa per cedere Autostrade alla Cassa Depositi e Prestiti, insieme ai fondi Macquarie (australiano) e Blackstone (statunitense) finisce con un rinvio. Il negoziato parte in salita, ma le porte restano tutte aperte. Sì perché il problema è il prezzo offerto per rilevare l’88% di Aspi detenuto da Atlantia. Per la holding dei Benetton il corrispettivo è ancora troppo basso e non valorizzerebbe pienamente i beni oggetto della cessione. Per chiudere basta alzare l’asticella della somma offerta. Così per consentire una valutazione serena sul rilancio
Il gruppo ha dato tempo alla società pubblica fino al 27 ottobre al «fine di valutare un’eventuale nuova offerta vincolante». Questo l’orientamento espresso da Cda di Atlantia, aggiornato a ieri, proprio per esaminare la proposta presentata lunedì in tarda notte dalla Cassa depositi e prestiti. Atlantia «pur esprimendo apprezzamento per l’elaborazione dell’offerta» da parte di Cdp e dei due fondi «ha valutato i termini economici e le relative condizioni allo stato non ancora conformi e idonei ad assicurare l’adeguata valorizzazione di mercato della partecipazione». Allo stesso tempo, il board ha deliberato «di proseguire le interlocuzioni con Cdp e i co-investitori sino al 27 ottobre e di riconvocarsi per il prossimo 28 ottobre al fine di valutare un’eventuale nuova offerta vincolante».
Questioni di soldi insomma. Ma i nodi aperti restano aperti per l’intero settore delle concessioni. A esprimere preoccupazione per la piega presa dalla trattativa è stata l’Aiscat, l’associazione dei concessionari autostradali che ha espresso «stupore e preoccupazione» sul caso Aspi. Per l’associazione le soluzioni prospettate «rispetto al possibile nuovo assetto della concessionaria non sembrano proprio conciliarsi con l’interesse pubblico, tanto giustamente caro al nostro esecutivo». Per questo l’associazione ha espresso «il forte timore che la direzione intrapresa, confliggendo col mercato e con la normativa europea, possa creare una situazione confusa e ingovernabile, procrastinando soltanto il rilancio degli investimenti e la prosecuzione delle attività di manutenzione». Dal canto loro, i principali proxy advisor (le società di analisi che consigliano gli azionisti nella gestione del voto nelle assemblee), secondo fonti finanziarie, hanno espresso negli ultimi giorni valutazioni favorevoli rispetto al progetto di scissione parziale proporzionale di Atlantia in favore di Autostrade Concessioni e Costruzioni oggetto dell’assemblea straordinaria del 30 ottobre. In particolare, i proxy advisor internazionali Iss, Glass Lewis, Pirc e l’italiano Frontis Governance hanno «esplicitamente approvato il progetto di scissione giudicato un processo trasparente e a tutela degli azionisti».
Anche la politica non è rimasta alla finestra. Molte sono state le reazioni da parte della politica molto poco convinta dalla presenza maggioritaria dei due fondi stranieri nell’eventuale futuro assetto azionario di Autostrade. «Nessuna seria revisione delle concessioni, in compenso il governo sta consegnando la stragrande maggioranza delle quote di Autostrade in mani straniere». Questo il pensiero del leader della Lega Matteo Salvini che ha criticato «uno scenario che rende ancora più drammatica la paralisi degli investimenti, con 13 miliardi bloccati da due anni. Questo governo non tutela l’interesse pubblico e mette in pericolo l’Italia».