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Basta bonus e reddito di cittadinanza. Così Confindustria tira le orecchie a Conte

Filippo Caleri
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Non le manda a dire il presidente di Confindustria Carlo Bonomi al governo Conte.  In una missiva inviata ai presidenti delle associazioni confederate, il capo degli industriali traccia il bilancio dei suoi primi 100 giorni di mandato. E dopo aver espresso fiducia nella capacità delle imprese italiane di far fronte alle conseguenze della pandemia: "Malgrado tutto hanno risposto a blocco con più fermezza e tenacia di quanto molti immaginassero"  tira bordate alle misure prese dal governo per fronteggiare il Coronavirus sulle quali Bonomi osserva: "Ci hanno visto esprimere una forte criticità di fondo". Nel mirino i numerosi "interventi specifici, i bonus frammentati  e i nuovi fondi accesi presso ogni ministero, non sono certo stati la risposta articolata che ci aspettavamo".  Viale dell'Astronomia rigetta anche l'accusa di aver osteggiato la chiusura di alcune aree del Paese a fronte dell'avanzare del Covid-19. "E' un falso assoluto, perché sin dall'inizio di marzo ho dichiarato che chiedevamo scelte rapide basate sul sistema delle 3D: dispositivi, dati, diagnostica". Un tema a suo avviso irrisolto e male affrontato dall'esecutivo che ora si ritrova nella stessa situazione di caos e incertezza sulla riapetura delle scuole e su quello dei mancati controlli e tamponi di massa al rientro dalle vacanze. Non manca l'appunto al fallimento dell'app Immuni, creatura tecnologica voluta del commissario per l'emergenza Domenico Arcuri, Un sistema del quale gli italiani non si sono fidati e per questo è rimasta lettera morta. E non è finita. Per Bonomi i 100 miliardi messi in campo per salvare l'economia italiana dal baratro "non hanno sciolto alcun nodo che imbriglia la crescita". La semplificazione legislativa ad esempio non è stata nemmeno scalfita dal decreto semplificazioni. Poi il tema degli ammortizzatori sociali. Se bloccare i licenziamenti aveva una ragione durante il lockdown far proseguire il blocco è rischioso. Per questo gli industriali chiedono innovazioni nella legge che li regola per chiarire la distinzione tra oneri assicurativi a carico dell'impresa e le integrazioni del reddito che restano a carico del bilancio pubblico. Non solo. La concessione di indennità va legata a programmi di riqualificazione e di ricollocamento. La stoccata di viale dell'Astronomia arriva così anche ai grillini. "Le politiche attive del lavoro non possono essere attuate con il reddito di cittadinanza" chiosa Bonomi che chiede un maggior coinvolgimento delle Agenzie private del lavoro. Ma ce n'è anche per il sindacato: "Basta allo scambio remunerazione-orario di lavoro". Nei contratti devono entrare nuovi sistemi per misurare la produttività, ma anche il welfare e l'aumento della qualità del capitale umano, insieme all'adozione su vasta scala dello smart working.   Insomma spiega Confindustria serve un cambio di passo. Anche perché prima o poi la Bce stopperà il suo piano di misure straordinarie e l'Italia non avrà un piano di rientro credibile. Anche perché è inutile illudersi di usare i 209 miliardi del Recovery fund per l'assistenza e i bonus a pioggia. L'Ue sarà inflessibile nell'indirizzare le risorse verso investimenti in tecnologie e infrastrutture. Insomma da Bonomi arriva al governo una richiesta di serietà e visione. Il rischio di fallire è grande: "Ci aspetta una stagione in cui la demagogia rischia di essere la più fraudolente della seduzioni" conclude il numero uno di Viale dell'Astronomia rivolgendosi alla vari articolazioni dell'associazione. Il governo è avvisato.

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