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Meeting Rimini, Bernhard Scholz detta i tempi della ripresa post Covid: emergenza gestita con troppa burocrazia

Gaetano Mineo
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E' stato eletto presidente della Fondazione Meeting lo scorso marzo, in piena emergenza Covid, e subito s'è messo a lavoro per domani, 18 agosto, aprire i battenti del 41esimo Meeting di Rimini. Lo slogan scelto per l'occasione, "Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime", tratto da una frase del filosofo ebreo Abraham Joshua Heschel. Sei giorni di confronti e spettacoli preparati con “passione e convinzione” da Bernhard Scholz e che animeranno il Palacongressi della Fiera fino al 23 agosto. E si parte con il 'botto', visto che l'apertura dei lavori sarà affidata a Mario Draghi.

Presidente Scholz, un tour de force.
“Nel periodo di lockdown abbiamo deciso di fare questo meeting proprio nella convinzione che sia utile dare un contributo in questa fase di rilancio del Paese. Pensiamo di farlo attraverso un confronto su temi decisivi come salute, Europa, economia, grazie a una serie di incontri e teleconferenze”.

Novità di questa edizione?
“Il fatto che questo meeting è aperto al mondo: abbiamo finora 120 piazze in altrettante città italiane e 20-25 all'estero che si collegheranno con noi per seguire l'evento e ciò ci rende più cosciente di essere internazionali. E abbiamo circa 30 relatori provenienti dall'estero. Tutto ciò, quando si pensa che i confini siano difficili da superare ma che con questo meeting stiamo superando”.

Si va verso una cultura più “digitale” che spirituale?
“C'è il rischio di una cultura che non riesce più tanto a stupirsi, a meravigliarsi a essere grata di ciò che gli è data. In altri termini, abbiamo creato una cultura basata molto sul controllo, sulla pianificazione nei minimi dettagli, e proprio qui c'è il rischio che l'uomo perda quell'attitudine col creato, con la natura, con se stesso e con gli altri. In questo senso, il titolo della manifestazione vuole essere un aiuto a riscoprire proprio questa dimensione che sta in ognuno di noi”.

Il Conte 2 come ha gestito finora l'emergenza Covid?
“In alcuni aspetti c'è stata troppa burocrazia, tanto è vero che ancora molti decreti devono essere attuati. Ora, penso che tutti ci aspettiamo che questo governo possa entrare in una fase di programmazione lungimirante, capace di cogliere le opportunità che l'Europa gli offre. Siamo in una fase decisiva per il futuro dell'Italia”.

Come sarà il mondo del lavoro post-Covid?
“Il lavoro cambierà sicuramente. L'esperienza dello smart working ha segnato la vita di tutti, portando anche tanti vantaggi per la vita familiare. Bisogna però stare attenti agli estremismi. In pratica, un uso equilibrato dello smart working sarà il suo stesso successo. E penso che questo sia un bene”.

Cambierà anche il sistema sanitario?
“Bisogna puntare su una sanità basata su tre pilastri: primo, eccellenza negli ospedale in grado di fornire massima assistenza; presenza capillare sul territorio; terzo, un sistema inclusivo affinché tutti, anche le persone più disagiate, possono avere assistenza. Sarà anche determinante la collaborazione tra pubblico e privato”.

L'Europa di Ursula von der Leyen scommette molto sulla green economy, ma l'Italia è pronta?
“L'Italia non ha alternativa. Il mio augurio invece è che nell'intraprendere la strada ci sia una massima collaborazione tra governo e parlamento. E' una sfida che ha di bisogno di una sinergia tra tutte le forze politiche”.

A proposito di Parlamento. Da più parti ci si lamenta per una democrazia “monca” a causa dei poteri speciali anti-Covid del Conte 2?
“Indubbiamente il Parlamento va coinvolto per le sorti del Paese. Quindi serve un dialogo costruttivo tra Parlamento e governo. Non a caso abbiamo nel nostro programma un momento di confronto proprio sul tema 'il Parlamento serve ancora', e dove parteciperanno esponenti di tutti i partiti”.

C'è un'immortale questione immigrazione, ma tutti fanno orecchie da mercante.
“La questione immigrazione è risolvibile solo a livello europeo. Un tema che dovrà essere affrontato con la massima urgenza dopo la pausa estiva. Bisogna capire che l'Europa e l'Africa devono trovare insieme delle modalità di collaborazione. Il problema va affrontato alla radice: perché la gente si sente costretta a fuggire? Se non affrontiamo questo tema, il fenomeno immigrazione ci accompagnerà per tanto tempo. Quindi, in tal senso, dobbiamo decidere se investire i fondi Ue per l'emergenza o per una politica a lungo termine”.

A breve riaprono le scuole...
“Bisogna fare tutto quello che è ragionevolmente possibile perché le scuole possano riaprire, evitando rischi molto elevati. Per i nostri figli è importante avere un percorso scolastico, viceversa si corre il rischio di perdere le generazioni”.

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