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Sicilia (Unirima): Lo Stato paghi le fatture o il riciclo andrà a picco

Le imprese del recupero della carta al collasso

Leonardo Ventura
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"Una strategia di rilancio del settore del riciclo in due fasi. La prima, immediata, per il pagamento veloce delle fatture della pubblica amministrazione in modo da avere liquidità. La seconda una cabina di regia con i ministeri competenti per una normativa semplificata e per detassare un'attività centrale dell'economia circolare”. La chiede in un'intervista a Il Tempo, Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima, L'Unione nazionale delle imprese del recupero e del riciclo maceri. Cosa fanno i vostri associati? Gestiscono gli impianti che ricevono la raccolta differenziata dei rifiuti di carta e cartone che, dopo la lavorazione negli stabilimenti delle nostre imprese, diventa balle pressate per il settore industriale: la materia prima secondaria. Rappresentiamo circa il 90% in termini di volumi dell'intero settore. Cosa è successo con il lockdown? Venivamo da una crisi profonda per la chiusura del mercato cinese. Delle 6,6 milioni di tonnellate prodotte annualmente, due vengono esportate, perché siamo da circa 15 anni in surplus rispetto al fabbisogno interno, e circa il 60% andava in Cina. Il contraccolpo per economico, iniziato nel 2018, ha maturato i suoi effetti nel 2019. Così il fermo dell'economia per il Covid-19 rischia di gettarci sul lastrico. Il nostro settore, considerato di pubblica utilità, è rimasto aperto, abbiamo garantito il conferimento della raccolta dei rifiuti differenziati contribuendo a tenere comunque pulite le città. Ma per adeguarci alle disposizioni di sicurezza i costi sono lievitati di oltre il 30%. Come avete reagito? Abbiamo firmato una lettera congiunta con le associazioni del riciclaggio di metallo e plastica, Assofermet e Assorimap, per chiedere un supporto al governo. L'intero settore conta circa 45 mila dipendenti in 4 mila siti. È arrivato? A parte alcuni provvedimenti di natura amministrativa come le proroghe non c'è stato alcun intervento diretto. Eppure siamo considerati un servizio di pubblica utilità e soprattutto un componente principale dell'economia circolare sulla quale si basa l'ecosostenibilità In che modo? Ogni milione di tonnellate di cartone riciclato si elimina l'emissione di 900 mila tonnellate di CO2 nell'atmosfera e si genera un risparmio complessivo di circa 27 milioni di euro. Torniamo al governo. Cosa serve? Il primo sostegno è la liquidità al settore. Lavoriamo molto con la pubblica amministrazione ma i pagamenti arrivano con il contagocce e con notevole ritardo. Basterebbe accelerare l'erogazione dei compensi per darci ossigeno. Poi serve una visione di lungo periodo e norme strutturali per regolare il comparto. Ad esempio? Con il nostro lavoro si genera minore inquinamento e una parte della ricaduta è sulla salute pubblica. Basterebbe riconoscerci una parte dei minori impatti ambientali sotto forma di agevolazioni fiscali per il nostro comparto. Altro tema sono la pletora di strumenti normativi che ci regolano. Per questo serve una cabina di regia unica con i ministeri competenti, Ambiente e Sviluppo Economico, per rimettere ordine tra le norme e minimizzare la burocrazia. Altrimenti? Altrimenti non ci sarà mai una vera transizione verso un modello di sviluppo economico diverso. Senza azioni concrete il settore del recupero di materia dai rifiuti non decolla come dovrebbe e crisi come quella che stiamo attraversando rischiano di assestare un altro colpo ad un comparto già duramente provato.

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