confusione totale
Coronavirus, governo in tilt sul decreto rilancio
Il decreto “rilancio”, che si preannuncia di 258 articoli, è una sorta di “vaso di Pandora”, evocante le fasi più confuse della costruzione delle leggi finanziarie. In molti passaggi appare come la mera sommatoria di richieste dei diversi ministeri e di soggetti economici e sociali, priva di una precisa visione, se si esclude quello di corrispondere, appunto, a diversificate istanze, tentando di ricondurre a un tuttavia non conseguito disegno unitario. Nelle bozze che circolano, si andrebbe da misure sulla salute e sicurezza, nonché sull’organizzazione della sanità , al sostegno alle imprese , al regime degli aiuti pubblici, alle misure urgenti in materia di lavoro, alla istruzione e all’università, all’ambiente, agli enti territoriali, alla digitalizzazione, all’agricoltura, ai concorsi pubblici, allo sport. In linea generale non sarebbe, di certo, disdicevole affrontare i problemi di tutti questi comparti e agire per risolverli. Ma dovrebbero essere evidenti i raccordi e il quadro d’insieme , anche e soprattutto quando si disciplinano i “bonus”, i crediti d’imposta, i contributi pubblici e la serie di misure che si è già iniziato ad affrontare con i decreti precedenti. Il “fil rouge” dovrebbe consistere , soprattutto se si legifera sotto l’impegnativa insegna del “rilancio”, nel ricondurre a unitarietà gli interventi sociali e assistenziali, da un lato, e , dall’altro, gli impulsi agli investimenti, alla produttività delle imprese, alla competitività, all’innovazione, al lavoro. Per approfondire leggi anche: Pochi fondi alle imprese in crisi Quando il testo sarà ufficiale, andrà esaminato in dettaglio , riga per riga. Ma per ora la sensazione che se ne trae , anche per la selva di proposte normative, alimenta perplessità e, in alcuni casi rilievi non favorevoli. Ad esempio quando, in mezzo a tante previsioni mirate ad “accontentare” questo e quello, non si scorge la soluzione per rimediare alle inadeguatezze del decreto “liquidità” , anche a proposito del ruolo delle banche e delle loro responsabilità (fin qui mai escluse) nella concessione dei finanziamenti assistiti da garanzia dello Stato o quando si disegna un intervento pubblico per il rafforzamento patrimoniale delle imprese non finanziarie di medie dimensioni come per il sostegno e rilancio del sistema economico che dovrebbe essere il cuore di questo decreto, e non si vede. La leva individuata è quella della Cassa Depositi e Prestiti con l’invenzione della formula del “Patrimonio destinato” costituito dalla stessa Cassa alla quale il Ministero dell’Economia deve cedere beni e rapporti giuridici. Una architettura societaria molto arzigogolata che per funzionare deve derogare a tutte le norme applicabili in materia. In primis a quella che pone limiti alla operatività della CDP, realizzando “in nuce” i prodromi di un nuovo IRI, senza che ricorrano i presupposti e la storia dei primi decenni dello stesso IRI. Per di più , ciò avverrebbe con una costruzione quasi “legibus soluta” . Si profila così un impianto che potrà essere utilizzato anche per operazioni partitiche lottizzatrici. In ogni caso sulla materia grava il “framework” della Commissione europea , adottato dopo la sospensione della disciplina sugli aiuti di Stato, che comunque indica indirizzi , limiti e vincoli. Quanto risulteranno rispettati da questa architettura? L'impressione è assai poco, ma vedremo nel testo definitivo. Siamo in una fase che esige sia una reazione alla non ancora sconfitta pandemia e ai suoi duri effetti sull’economia, sia la preparazione di una efficace risalita “dal pelago alla riva” , non dimenticando il macigno del debito pubblico e dando prova di una “veduta lunga “ per il nuovo mondo che si mostrerà quando la pandemia sarà ormai definitivamente alle spalle. Non gioverebbe oggi una aprioristica contestazione dell’asserito “rilancio “. Ma che sia necessario , se il decreto sarà approvato come nelle bozze che ora si conoscono, un lavoro di sostanziale revisione , almeno in sede parlamentare, appare ineludibile.