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Giù consumi, investimenti a picco. Via libera al Def più disastroso della storia

Sì del Consiglio dei ministri al Def: il Covid cigno nero dell'economia

Silvia Sfregola
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Il Consiglio dei ministri ha approvato uno scostamento di bilancio pari a 55 miliardi di euro con lo sforamento del deficit al 10,4% del Pil. Il Covid-19 è il cigno nero dell'economia per questo il nuovo quadro macroeconomico disegnato dall'esecutivo nel Documento di economia e finanza è composto di cifre da scenario post bellico: "Se non si fosse materializzato il cigno nero della crisi epidemica, l'economia italiana avrebbe potuto registrare un ritmo di crescita in graduale miglioramento nell'anno in corso. Tale ripresa avrebbe condotto ad una modesta espansione nel primo trimestre dell'anno, rendendo raggiungibile la previsione di crescita annua dello 0,6 per cento formulata nella Nadef di settembre 2019", si legge nella bozza su cui hanno ragionato i ministri. Secondo tutti gli scenari il virus avrà conseguenze durature sull'economia che non si esauriranno prima del primo trimestre del prossimo anno. Fino ad allora avanti a marce forzate con il distanziamento sociale e i protocolli di sicurezza per evitare il riaccendersi di nuovi focolai che non avrebbero altro effetto che il peggioramento di un quadro già pesantemente compromesso. Con ricaduta epidemia Pil -10,6% nel 2020 Con una ricaduta dell'epidemia Coronavirus, senza un vaccino, il Pil potrebbe precipitare a meno 10,6% nel 2020. E' l'ipotesi per lo scenario avverso contenuta nel Def - in versione ancora provvisoria - formulata in termini di andamento dei contagi, disponibilità di nuovi medicinali e vaccini e relativa tempistica. "A differenza di quanto ipotizzato nello scenario di base, nella seconda metà dell'anno, una volta intrapreso un sentiero di graduale riapertura dei settori produttivi e di allentamento dei vincoli ai movimenti dei cittadini, potrebbe verificarsi una recrudescenza dell'epidemia - si legge - Quest'ultima, a sua volta, renderebbe necessarie nuove chiusure delle attività produttive e restrizioni ai movimenti dei cittadini. Con una nuova caduta della produzione, il calo del PIL annuale nel 2020 si aggraverebbe e la ripresa prevista per il 2021 tarderebbe a verificarsi, ancor più se non si riuscisse ad arrivare a vaccinazioni di massa entro il primo semestre dell'anno prossimo. Nello scenario avverso, il rimbalzo del PIL nel terzo trimestre di quest'anno sarebbe più contenuto (+8,1 per cento congiunturale) e sarebbe seguito da una nuova contrazione del 4,1 per cento nel quarto trimestre. Ciò comporterebbe non solo una contrazione media più accentuata del PIL (-10,6 per cento in media d'anno sui dati grezzi), ma anche un effetto di trascinamento negativo sul 2021. Inoltre, l'anno prossimo inizierebbe con una contrazione del PIL nel primo trimestre, e solo nel secondo trimestre inizierebbe una graduale ripresa. Di conseguenza, la crescita media del PIL nel 2021 risulterebbe pari a solo il 2,3 per cento. Un maggiore recupero della perdita di prodotto subita nel 2020 avverrebbe solamente nel 2022". Giù i consumi "I dati sulla produzione e i consumi di elettricità, i trasporti e la fatturazione elettronica testimoniano di un calo senza precedenti dell'attività economica". È quanto si legge nella bozza del Def. Nelle stime "il mese di marzo registrerebbe il più forte calo congiunturale, seguito da un'ulteriore contrazione in aprile tenuto conto della decisione di mantenere in vigore le misure di contrasto all'epidemia adottate nella seconda metà di marzo. A ciò seguirebbe un parziale recupero del PIL in maggio e giugno, consentito dal graduale rilassamento delle misure di controllo attualmente in vigore".  Nel 2020 i redditi dei lavoratori dipendenti in Italia diminuiranno del 5,7%, anche per il ricorso massiccio alla cassa integrazione, ma la riduzione sarà comunque più contenuta di quella della spesa delle famiglie, la cui propensione al risparmio aumenterà superando il 13 per cento su base annua. I redditi dovrebbero tornare a crescere nel 2021, con un aumento del 4,6%. Disoccupazione all'11,6% nel 2020, all'11 nel 2021 "Il tasso di disoccupazione peggiora nel 2020 all'11,6 per cento e recupera parzialmente all'11,0 per cento nel 2021". Nella bozza si legge: "Nonostante le rilevanti misure a tutela dell'occupazione dipendente adottate dal Governo, infatti, la crisi colpirà inevitabilmente alcune tipologie di lavoro, in particolare quelle stagionali e quelle dipendenti con contratti a termine - sottolinea il documento -. Dovrebbe invece risultare più contenuto l'impatto sull'occupazione indipendente, che sul piano della contabilizzazione statistica nell'ambito dell'indagine delle Forze di Lavoro ricomprende anche i lavoratori che dichiarano la propria attività solo momentaneamente sospesa o comunque non interrotta da più di tre mesi. Inoltre, in molti settori dei servizi, così come in diversi settori industriali, soprattutto dove rilevano le aziende di grandi dimensioni, il ricorso a forme di lavoro agile aiuterà la tenuta dei livelli occupazionali". In arrivo nuove misure appalti e semplificazioni "Un ulteriore pacchetto di misure urgenti, di natura ordinamentale, sarà dedicato a una drastica semplificazione delle procedure amministrative in alcuni settori cruciali per il rilancio degli investimenti pubblici e privati (soprattutto appalti, edilizia, commercio, controlli)".

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