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Coronavirus, prove di caos nelle banche: lunedì si rischia il collasso

Filippo Caleri
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Ora è guerra di nervi tra le imprese che attendono la liquidità promessa, le banche che da giorni oliano la macchina per raccogliere le domande di fido degli imprenditori, e i bancari che temono che l'ondata di richieste possa mettere sotto pressione i sistemi e i loro nervi. Così mentre il direttore generale dell'Abi, l'Associazione bancaria italiana, Giovanni Sabatini, ha assicurato ieri che è iniziato l'inserimento per le domande per i fidi fino a 25 mila euro sul portale del fondo di garanzia per le pmi (che consente alla banca di godere di una copertura sul rischio del 100%), i lavoratori hanno alzato le barricate. Alcune banche, non ci sono i nomi ma tra queste anche le più grandi, non sarebbero ancora pronte. E il rischio è che migliaia di persone addebitino agli operatori di sportelli l'inefficienza dei servizi erogati invece che sui responsabili delle procedure. Dunque su dirigenti e vertici. L'allarme è arrivato dalla Fabi, il cui segretario generale, Lando Maria Sileoni, ha detto: «A poche ore dall'avvio dei nuovi finanziamenti fino a 25mila euro garantiti dallo Stato attraverso il Fondo centrale, abbiamo scoperto che alcune banche sono impreparate: se costretto, farò i nomi di chi è in regola e di chi, invece, ha evidentemente perso tempo. È inammissibile che la clientela se la prenda con chi lavora nelle filiali invece di puntare il dito contro chi ha la responsabilità di queste gravi inadempienze». Per approfondire leggi anche: La Repubblica delle Banane: il decreto liquidità senza soldi A giudizio di Sileoni «le procedure e le circolari interne non sono state implementate in tutti gli istituti di credito, nonostante esistano già da anni “prodotti” di finanziamento sostanzialmente identici e già garantiti dallo stesso fondo: ne consegue che le domande di nuovi prestiti non possono essere inserite e, quindi, non possono essere gestite le richieste. Tutto ciò col risultato, gravissimo, che il denaro non potrà essere erogato in tempi rapidi così come invece sarebbe indispensabile in questa fase drammatica per l'economia. Abbiamo avuto rassicurazioni che il settore bancario sarebbe stato pronto a partire da lunedì mattina. Mi auguro che si lavori anche sabato e domenica per risolvere il problema. Lo ripeto: denuncerò, se costretto, i nomi delle banche che non saranno pronte». E non è la sola critica però. Anche la documentazione richiesta da alcune banche come riportato da ItaliaOggi sarebbe superiore a quella minima richiesta dal dl. In particolare sarebbe ad alcuni professionisti sarebbe stata chiesta una dichiarazione con le esigenze finanziarie e una breve descrizione del cash flow atteso. Oltre a documentazioni tra i quali l'elenco clienti, gli affidamenti totali e un documento valido di regolarità contributiva. Un po' troppo rispetto alla ratio della legge. Insomma la chiarezza ancora manca e il caos rischia di essere sovrano. Anche perché qualcuno sarebbe in attesa per approfittarne. Secondo gli osservatori del mondo del credito gli istituti starebbero per scatenare una colossale caccia al cliente della concorrenza visto che le aziende a corto di liquidi busseranno a tutte le porte, anche a quelle non usualmente battute. Un elemento di trasparenza però Il Tempo lo può dare. Un artigiano, Alberto B. ha inviato al giornale la mail di risposta del suo istituto per ottenere il microfido. Ebbene la astrusa formula algoritmica per calcolare il tasso da applicare al prestito, che si basava sul Rendistato più una serie di parametri ad alto tasso di cripticità, è stata tradotta: «Il tasso proposto (al fido richiesto ndr) è all'1,75%. Non mi pare vicino allo zero» ha chiosato l'imprenditore. Effettivamente trattandosi di emergenza qualcosa in meno si poteva attendere.

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