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Su Pop Bari è tutto fermo

Mef, Banca d'Italia, commissari, Invitalia e Mcc litigano su ogni cosa. E il piano industriale resta al palo

Filippo Caleri
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A parole sembrava tutto facile appena approvato il decreto ad hoc. Ma nella pratica, la gestione del salvataggio della banca Popolare di Bari si sta trasformando nell'ennesima sabbia mobile nel quale rischiano di restare intrappolati tutti gli attori in campo. Le indiscrezioni raccolte da Il Tempo raccontano di forti contrasti sulle scelte da prendere tra i commissari nominati, Banca d'Italia, il ministero dell'Economia, il Fondo di tutela dei depositi e il Medio Credito centrale. I protagonisti non sarebbero d'accordo quasi su nulla quanto alla scrittura del piano industriale che, dopo l'iniezione di capitale pubblico nella società Invitalia e l'aumento di capitale di Mcc, dovrebbe supportare il rilancio dell'istituto di credito pugliese travolto da una gestione non particolarmente ispirata a criteri di efficienza ed economicità. Visioni diverse che si sono immediatamente trasferite anche sui consulenti incaricati di avviare le attività preparatorie alla definizione del programma di rilancio. Così sempre secondo quanto risulta a Il Tempo anche il blasonato studio legale Orrick incaricato della due diligence sui contenziosi in essere, nonostante un team di circa 30 professionisti impiegato nelle operazioni, ha dovuto capitolare rispetto alla tabella di marcia che gli era stata assegnata per la presentazione dell'attività. I risultati dell'attività di ricognizione legale slitteranno dunque rispetto al termine iniziale del 15 marzo annunciato dal presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi, Salvatore Maccarone. n alto mare, per ora, anche le definizione della candidatura del direttore generale, ruolo centrale nel delicato passaggio della trasformazione della banca. Per ora restano in corsa i nomi circolati come quelli di Cristiano Carrus, ex ad di Veneto Banca, che dopo l'esperienza al comando dell'istituto veneto è arrivato nella sede centrale veronese del Banco-Bpm (anche se su questo si registrerebbe la contrarietà di Via Nazionale). Insieme a lui in campo anche Giovanni Capitani, che fu uno dei commissari nominati da Palazzo Koch per la gestione della crisi della Cassa di risparmio di Ferrara. Incarico svolto insieme ad Antonio Blandini, 44 anni, ordinario di Diritto commerciale all'Università Federico II di Napoli, e docente di Diritto delle crisi di impresa alla Luiss di Roma. Proprio lo stesso Blandini che, insieme a Enrico Ajello, è oggi commissario della Popolare di Bari. Tutto fermo dunque nonostante il decreto per salvare la Bari sia ormai una legge. E azionisti e obbligazionisti attendono fiduciosi.

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