A minare i conti dell'Italia ci si mette pure il coronavirus
Già la macchina produttiva italiana non brilla per i risultati, non spinta anche da incertezze e tensioni tra i partiti di governo. Ma ora a complicare le cose ci si mette anche il virus Covid 19 la cui forza, oltre a provocare morti, è in grado di rimettere in discussione tutte le previsioni di crescita del Prodotto interno lordo nel 2020. Ieri fonti del Tesoro hanno reso evidente la preoccupazione per gli effetti, non calcolabili, che l'epidemia può avere sull'economia italiana. La diffusione del Coronavirus «introduce un fattore di rischio per la crescita globale che impatterà anche sull'economia italiana per almeno due-tre mesi ma i cui effetti non posso ancora essere quantificati» hanno chiarito le fonti del Mef ricordando che il governo resta «concentrato sull'attuazione delle misure contenute nella legge di bilancio e su provvedimenti che abbiano un impatto immediato e significativo sull'economia, a partire dall'accelerazione della spesa per investimenti e dall'adozione di misure che possano sostenere la fiducia di famiglie e investitori». Se non è facile calcolare l'effetto numerico sul Pil è più semplice intuire da cosa sarà determinata la sua flessione. Innanzitutto l'export. La Cina e tutto l'estremo Oriente è un gran consumatore di beni di lusso oltre che di agroalimentare di qualità. Una minore richiesta di questi beni da parte dei consumatori cinesi comporta un immediato calo per i produttori italiani. C'è anche l'effetto opposto e cioè una diminuzione di presenze dei businessman di Pechino nelle piazze di acquisto occidentali. Comprese anche le italiane. Solo a titolo di esempio nelle sfilate della moda milanese che si stanno per aprire a Milano, mancano all'appello i buyer cinesi e non solo. Questo non significa che non compreranno merci, ma è chiaro che il sistema dell'accoglienza milanese (taxi, trasporti, alberghi e ristoranti) rischia di perdere una fetta potenziale di incassi. Un effetto già visto a Barcellona nei giorni scorsi con l'annullamento del salone delle telecomunicazioni. Una rassegna che oltre a presentare le ultime novità tecnologiche rappresenta ogni anno una consistente quantità di ordini da parte dei compratori. Che, almeno per ora, mancheranno. Una lunga catena di eventi negativi, disdette, e rinvii di operazioni che si tramutano in perdita di ricchezza. Anche se qualcuno come in ogni crisi ne può approfittare. È il caso delle società di telecomunicazioni. Le loro reti stanno già lavorano il doppio rispetto a prima. Le aziende piuttosto che rischiare con i viaggi pianificano le attività puntando molto più di prima sulle teleconferenze e sui collegamenti virtuali. Infine i trader finanziari. La crisi internazionale allontana la possibilità di rialzi dei tassi da parte delle banche centrali. Dunque la liquidità sarà abbondante a lungo e il trading azionario avrà carburante per la speculazione. Il record delle Borse lo dimostra.