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Conte allo scontro finale con i nemici Benetton

Incontro riservato del governo con i vertici di Atlantia, volano parole grosse. «In Alitalia se ci garantite Autostrade». Risposta: «Ah sì? Addio concessione»

Filippo Caleri
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Lo stato maggiore di Atlantia, la holding dei Benetton che gestisce le Autostrade, ha incontrato ieri il governo in via riservata. Ma non si sarebbe trattato, secondo quanto risulta a II Tempo, di un meeting tra vecchi amici. Tutt'altro. Da una parte l'esecutivo, furioso per l'abbandono della trattativa per salvare Alitalia a poche ore dalla scadenza della deadline fissata dal ministro dello Sviluppo economico. Dall'altra la società concessionaria che ha fatto presente, con una discreta dose di veemenza, di non poter assicurare la partecipazione nel capitale della new co (la nuova società dalla qual far ripartire il risanamento di Alitalia) senza la garanzia di mantenere le concessioni. Una richiesta interpretata come un velato ricatto al governo che ha risposto con una discreta dose di rabbia. «Le due partite devono correre su binari differenti» avrebbero sottolineato i rappresentanti governativi. Non si possono mischiare i due dossier e soprattutto condizionare l'ingresso in Alitalia con una sorta di impunità per il caso del ponte Morandi. Niente scambi e soprattutto niente ricatti. L'atteggiamento di chiusura di Atlantia sarebbe rimasto tale anche dopo lo sfogo. Ed è a quel punto che sul tavolo l'esecutivo avrebbe ventilato l'ipotesi della revoca delle concessioni. Nel senso: la tattica dilatoria di Atlantia sul caso della ex compagnia di bandiera rischia di far fallire il progetto del governo, ma a quel punto l'avvio del procedimento per far tornare le concessioni in mano pubblica sarebbe immediato. Gli elementi ci sarebbero tutti. I dossier in mano alla magistratura sui sensori malfunzionanti del ponte di Genova potrebbero tranquillamente motivare una revoca basata sulla necessità di tutelare la sicurezza dei cittadini. Primo dovere di ogni Stato e argomento difficilmente contestabile in una qualunque aula di tribunale. Non solo. Pecche e buchi nella sicurezza, anche successivi alla tragedia dell'estate del 2018, potrebbero essere rilevate anche in altre tratte autostradali sulle quali le indagini sono in corso. E a quel punto se mai fossero evidenziate altre lacune il destino dei Benetton sarebbe ineluttabile. L'incontro si sarebbe chiuso su posizioni comunque distanti. Un muro contro muro. Che non lascia presagire segnali di distensioni. Anzi nel pomeriggio di ieri una delle ipotesi che circolavano era quella di una dichiarazione con l'annuncio della revoca da parte di Conte. Ipotesi non confermata e non smentita. Una tesi che troverebbe assolutamente d'accordo il M5s, che ha sempre ribadito con forza la necessità della revoca, e meno il Pd che si è mostrato sempre meno propenso all'atto di forza. Anche se le posizioni Dem potrebbero cambiare visto che ieri anche la ministra delle infrastrutture, Paola De Micheli, ha confermato di aver letto cose inaccettabili a proposito della riunione del 2015 in cui si evidenziò il rischio per il Ponte Morandi. Molto più chiaro il pensiero del ministro Luigi Di Maio sul punto. «Atlantia non può pensare di evitare la revoca delle concessioni autostradali grazie all'eventuale ingresso in Alitalia» ha detto a La7 ieri. "Si è fatta avanti Atlantia, adesso si stanno tirando indietro. Se quei signori pensavano che entrando dentro Alitalia non gli toglievamo le concessioni di autostrade...I morti del ponte Morandi non si barattano con nessuno».

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