industria dell'auto
Fca-Peugeot, è fatta: fusione alla pari
Il board di Fiat Chrysler Automobiles e Psa Peugeot approvano all’unanimità il mandato al management per una «piena aggregazione» dei gruppi, con una fusione alla pari 50-50, un’operazione che darebbe vita colosso da oltre 40 miliardi di euro di valore di mercato. Dalla fusione tra Fca e Psa, spiega un comunicato congiunto, sono attesi circa 3,7 miliardi di euro in sinergie annuali a breve termine che «non si basano su alcuna chiusura di stabilimenti» ma su «una più efficace allocazione delle risorse per gli investimenti di larga scala». Come anticipato, John Elkann sarà il presidente del gruppo post fusione, mentre il numero uno di Psa, Carlos Tavares, assumerà l’incarico di amministratore delegato con un mandato di 5 anni. Il consiglio della ’newcò, inclusi i due top manager, sarà composto da 11 membri, 6 nominati da Psa e 5 dal gruppo italo-americano, con una maggioranza di indipendenti. Inoltre, la nuova holding a monte che nascerà dalla fusione tra Fca e Psa avrà sede in Olanda e sarà quotata a Parigi, Milano e Wall Street. I due gruppi garantiscono che il nuovo gigante dell’auto continuerà a mantenere «una importante presenza» nelle attuali sedi operative centrali in Francia, Italia e negli Stati Uniti. Secondo l’a.d. Fca, Mike Manley, l’accordo «ha il potenziale di cambiare il settore» auto e di «creare un gruppo leader a livello mondiale», ma «resta ancora molto lavoro da fare». Infatti, dopo l’intesa raggiunta ieri e comunicata oggi, Fca e Psa dovranno portare a termine le discussioni per raggiungere nelle prossime settimane un memorandum of understanding vincolante per avviare di fatto il consolidamento che creerebbe il quarto costruttore automobilistico al mondo in termini di unità vendute (8,7 milioni di veicoli), con ricavi congiunti di quasi 170 miliardi di euro e un utile operativo corrente di oltre 11 miliardi, sulla base dei risultati del 2018 escludendo Magneti Marelli (intanto scorporata da Fca) e Faurecia. Tavares dichiara che «questa convergenza crea un significativo valore per tutti gli stakeholder e apre a un futuro brillante per la società risultante dalla fusione». Mentre Elkann, in una lettera inviata ai dipendenti Fca, spiega di vedere «l’opportunità di creare qualcosa di davvero speciale insieme». I mercati, che hanno dimostrato fin dalle voci dei giorni scorsi di apprezzare l’intesa, riallineando i valori delle case auto in funzione della fusione paritetica. Fca balza a Piazza Affari dell’8,22% a 13,92 euro, mentre Psa Peugeot cede il 12,86% a 22,70 euro. Nell’ambito della fusione, il gruppo guidato da Manley distribuirà ai propri azionisti un dividendo speciale di 5,5 miliardi di euro e la propria partecipazione in Comau. Inoltre, sempre prima del perfezionamento dell’operazione, Peugeot farà lo stesso per i propri azionisti con la quota del 46% nella componentistica di Faurecia. Considerando la struttura ’alla parì della fusione, il primo azionista del nuovo gruppo dovrebbe essere Exor con una quota di poco superiore al 14%, mentre il governo francese e i cinesi di Dfg dovrebbero posizionarsi poco sotto il 6%. L’intesa comunicata oggi prevede un sistema per cui nessuno potrebbe eccedere il 30% dei diritti di voto espressi in assemblea. I nuovi diritti di doppio voto scatteranno se si sarà in possesso dei titoli per almeno tre anni a partire dall’efficacia della fusione. È previsto un periodo di standstill di 7 anni per le partecipazioni di Exor, Bpifrance (Parigi), Dfg e la famiglia Peugeot. Exor, Bpifrance e la famiglia Peugeot sarebbero inoltre soggetti a un lock-up di 3 anni. Unica eccezione, alla famiglia Peugeot sarebbe concesso di salire dal 2,5%nei primi 3 anni successivi al closing, esclusivamente acquisendo azioni dallo Stato francese o dai cinesi. I sindacati italiani sono generalmente soddisfatti per la fusione paritetica, soprattutto per l’annuncio sugli stabilimenti delle due case che non sarebbero chiusi. «È molto importante la precisazione di Fca e di Peugeot», dichiara Rocco Palombella, segretario generale Uilm. Dalla Francia il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, «accoglie con favore» la fusione ma avverte che Parigi rimarrà «particolarmente vigile» sul mantenimento dell’apparato industriale in Francia.