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Pronto uno scherzetto sulla casa

La manovra sarà accompagnata da un ddl collegato per rivedere tutti i valori catastali. L'ha imposto l'Unione europea, e alla fine aumenterà l'Imu su gran parte degli immobili

Filippo Caleri
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Non sarà Imu, non sarà Tasi, ma alla fine ancora una volta sarà la casa l'obiettivo del governo. In ossequio alle raccomandazioni approvate dal Consiglio Ecofin, il 9 luglio scorso, che chiedevano tra l'altro l'aggiornamento dei valori catastali, il Governo ha già messo in conto un ddl collegato per la riforma del catasto. Una questione rimasta insoluta da anni dopo vari tentativi dei passati governi per riallineare i valori immobiliari riportati nei certificati catastali con le valutazioni di mercato. Spesso non coincidenti soprattutto nella grandi città dove le case del centro, ormai di pregio, hanno quotazioni fiscali molto più basse rispetto a case moderne situate nelle periferie. Il passaggio incriminato è a pagina 11 della Nadef, la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza. Tra i disegni di legge che completano la manovra di bilancio 2020-2022, il governo dichiara che tra i collegati alla decisione di bilancio ci sarà anche un ddl recante la riforma del catasto. La corsia del disegno di legge prenderà più tempo rispetto a un decreto legge, ma l'intento è palese: recuperare gettito con un'operazione che faccia emergere l'effetrivo valore di immobili che, per storia e mancati aggiornamenti, rappresentano una base imponibile molto bassa. Insomma lo scherzetto, l'ennesimo, sul mattone è in rampa di lancio. E la Confedilizia ha lanciato un immediato altolà. «Tra le priorità del governo c'è la riforma del catasto? L'unica giustificazione accettabile sarebbe quella di portare a zero il valore catastale di milioni di immobili privi di mercato e massacrati dalla patrimoniale Imu-Tasi. Ma temiamo non sia quello il proposito». Così in un tweet ha espresso la sua critica al presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. D'altra parte se l'esecutivo iniziasse a cercare risorse nel Paese troverebbe ben poco. Dalle privatizzazioni annunciate per il 2019 non è entrato nulla. In fase di aggiornamento del piano di dismissioni enunciato nell'ultimo Documento di Economia e Finanza, con riferimento alle società direttamente o indirettamente controllate dallo Stato, il ministero dell'economia e delle finanze ha rivisto a 0,0 punti percentuali di Pil l'obiettivo di proventi per il 2019 e a 0,2 punti percentuali l'obiettivo per il 2020. Ci penseranno le partecipate a sanare il conto. «Si introduce, inoltre, un obiettivo di introiti di 0,2 per cento del Pil all'anno per il biennio 2021-2022. Tali obiettivi comprendono dividendi straordinari e altri proventi finanziari destinati al Fondo di ammortamento del debito pubblico» spiega la Nadef. Intanto contro l'ipotesi di nuove tasse in manovra si scaglia il leader della Lega, Matteo Salvini promette battaglia. Mentre il Governo esulta per aver sterilizzato le clausole di salvaguardia dell'Iva e rilancia il Green new deal, il leader della Lega non intende indietreggiare. «Manovra economica truffa, con miliardi di nuove tasse. Hanno già tradito tutte le promesse fatte ad agosto», scrive su Twitter. Salvini è in Umbria per la campagna elettorale e, dalle tante piazze, continua ad attaccare il governo. «Sull'aumento dell'Iva nell'arco nelle ultime sette ore ha cambiato idea tre volte. Poi Conte ha detto che ha trovato 23 miliardi. Un uomo fortunato, li ha trovati per strada? Dove li ha trovati?» insiste. Il leader del Carroccio critica anche il meccanismo del cosiddetto "cashback": «Io ritengo che ognuno possa pagare come vuole. Se uno vuol pagare in contanti deve poter pagare con i suoi venti euro», insiste, definendo ogni possibile e ipotizzato aumento delle tasse un «atto in questo momento culturalmente, economicamente e umanamente criminale».

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