Economia Ue nei guai
Achtung! La locomotiva tedesca si è fermata
Se la Germania non va più l'Italia non gode. Una buona parte delle nostre esportazioni è infatti diretta proprio verso i tedeschi. Dunque se loro non comprano i prodotti Made in Italy anche le imprese tricolori soffrono. Ma la determinazione con la quale Berlino condanna la conduzione dei conti pubblici italiani potrebbe essere mitigata dal fatto che ora, anche la grande Germania inizia a zoppicare sotto l'effetto della guerra commerciale tra Usa e Cina. Che resta il vero fattore di rischio mondiale al quale l'Europa, unita e non inutilmente frazionata, dovrebbe rispondere collettivamente. I dati che sono arrivati oggi sulla produzione industriale tedesca autorizzano a pensare che a Bruxelles è forse il tempo di guardare alla crescita piuttosto che al rigore. La produzione industriale è infatti in forte calo ad aprile. Il dato comunicato dall'Ufficio federale di statistica segna una diminuzione dell'1,9% su base mensile, contro il -0,4% stimato dagli analisti. Il tasso di contrazione su base annua si è aggravato al meno 1,8 per cento. Un'autentica doccia fredda. E a scendere non è solo la produzione, ma anche il commercio con l'estero, grande punto di forza dei teutonici. Al punto che l'avanzo commerciale si è talmente ingigantito negli ultimi anni da creare le premesse per un'infrazione per squilibrio macroeconomici eccessivi. Procedura ovviamente mai aperta. Ad aprile, però l'export tedesco ha accusato un meno 3,7 per cento dal mese precedente, a 109,7 miliardi di euro, e un meno 0,5 per cento su base annua. Considerata l'integrazione stretta tra le economie dei grandi paesi Ue serve cautela. Anche perché se sono le economie reali a rallentare non si può scaricare la responsabilità sul paese più debole come nel caso di una crisi finanziaria. Insomma questa volta lo spread non c'entra. Forse a Francoforte e Berlino è il momento di iniziare a pensare a un deprezzamento controllato dell'euro nei confronti del dollaro.