nessuno scampo
Tria non si smentisce: "L'aumento dell'Iva è confermato"
Nel Def è scritto nero su bianco e Tria lo ribadisce: "Ricordo che lo scenario tendenziale incorpora gli aumenti dell'Iva e delle accise che entrerebbero in vigore il 1 gennaio 2020 - dice a deputati e senatori delle commissioni Bilancio nel corso della sua audizione - La legislazione fiscale vigente viene confermata in attesa di stabilire interventi alternativi". Su quali possano essere le modalità con cui recuperare i 23 miliardi di euro necessari a disattivare le clausole di salvaguardia per il 2020, il ministro mantiene uno stretto riserbo. Così il professore non si smentisce e conferma la verità già scritta sui documenti. Ma il problema resta sempre il suo: ovvero evitare appunto lo scatto dell'imposta nel 2020 come chiesto dai soci di governo. "Stime su eventuali rimodulazioni sono fatte anche un anno fa - frena rispetto alle indiscrezioni sui giornali - Quello che confermo è scritto nel Def: Valuteremo misure alternative, si possono fare stime alternative di vari disegni possibili di aliquote Irpef, è ovvio che nell'ambito del Mef le stime sono state fatte in continuità. Alcune stime che stanno apparendo sui giornali sono state fatte un anno fa. Quello che viene affermato nel Def è che bisognerà rispettare gli obiettivi di bilancio". Immediata la risposta dei due vicepremier alle affermazioni del ministro. "Con questo governo non ci sarà nessun aumento dell'Iva, deve essere chiaro. Finché il M5S sarà al governo non ci sarà nessun aumento dell'Iva, al contrario", si affretta a precisare il vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, sottolineando che "l'obiettivo è ridurre il carico fiscale su famiglie e imprese. Serve la volontà politica. Noi ce l'abbiamo. Mi auguro che l'abbiano anche gli altri. Fermo restando che ci sono già soluzioni sul tavolo volte ad evitare un aumento". La posizione in merito è stata ribadita anche dal ministro dell'Interno Matteo Salvini: "L'iva non aumenterà. Punto. Questo è l'impegno della Lega. Siamo al governo per abbassare le tasse, non per aumentarle come hanno fatto gli altri governi". Per il ministro ci sono "segnali incoraggianti" sulla crescita dall'inizio dell'anno, rispetto al 2018 su cui comunque il governo non ha affatto peccato di eccessivo ottimismo, come alcuni sostengono, ma le previsioni hanno scontato l'andamento del Pil nel 2018". Insomma "non è stato un fallimento delle misure adottate" ma l'andamento dell'economia mondiale a far frenare il Paese anche se, chiarisce il titolare del Mef, "l'Europa non è in recessione, non lo siamo neanche in Italia". C'è, certo, un forte rallentamento, con previsioni di crescita che sono però migliori per la seconda metà dell'anno. "Ci aspettiamo una ripresa dell'economia" spiega avvertendo che se i rischi in negativo si consolidassero nell'Eurozona "si può anche entrare in una spirale negativa a livello europeo". In ogni caso "il debito è pienamente sostenibile", certo è un problema che "va affrontato in modo serio ma "la finanza pubblica italiana non rappresenta un rischio per nessun paese nell'Europa e nel mondo. Abbiamo contribuito al risanamento di 4 paesi europei non abbiamo mai chiesto un euro per contribuire al risanamento della nostra finanza pubblica". Quanto alle azioni messe in campo dal governo, "in questi giorni sono stati finalizzati due pacchetti di misure per gli investimenti", il decreto crescita e lo sblocca cantieri, su cui la Ragioneria "sta chiudendo tutte le bollinature". L'impatto prudenziale dei due decreti "prefigura un aumento dello 0,1% del Pil già nell'anno in corso". Si aggiungono reddito di cittadinanza e quota 100 che "contribuiscono a sostenere i consumi delle famiglie e il Pil già nel 2019, sebbene vengano introdotte in corso d'anno". La flat tax e la "generale sistemazione del sistema fiscale per alleggerire il carico sui ceti medi" arriverà nella prossima legge di Bilancio, mentre sul trasporto pubblico locale, cui mancano 300 milioni che rientrano nei due miliardi di spesa congelati dalla clausola di salvaguardia sulla minore crescita, "bisognerà fare qualche intervento in sede di assestamento di bilancio, ci sono risparmi di spesa sul pagamento degli interessi dello spread, penso che si potrà intervenire". Lo spread rimane comunque un campanello d'allarme: "Il livello dei rendimenti sui titoli di stato italiano è ancora troppo alto, ci auguriamo di poter rivedere a ribasso la spesa per interessi". E a tal proposito "saranno importanti i piani del governo e le riforme ma anche gli orientamenti che il Parlamento esprimerà circa la politica di Bilancio", partendo proprio dal voto alle risoluzioni sul Def di domani alla Camera e al Senato.