Il "pesce d'aprile" ai pensionati: tagliati 5,6 milioni di assegni
Il ricalcolo in base alla manovra 2019
Sindacati sul piede di guerra sulle pensioni. E in attesa di capire come si svilupperà l'operazione «quota 100» le sigle di categoria, Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, hanno annunciato l'avvio di una mobilitazione dei pensionati per protestare, spiegano, «contro la totale mancanza di attenzione del governo» verso chi in pensione già c'e. E allora dopo tre assemblee fissate per il prossimo 9 maggio a Padova, Roma e Napoli è in arrivo una manifestazione nazionale convocata il 1° giugno in piazza del Popolo a Roma. I sindacati in particolare denunciano che finora «l'unica misura messa in campo è stata quella del taglio della rivalutazione, che partirà dal 1° aprile e a cui si aggiungerà un corposo conguaglio che i pensionati dovranno restituire nei prossimi mesi. La tanto sbandierata pensione di cittadinanza invece finirà per riguardare un numero molto limitato di persone e non basterà ad affrontare il tema della povertà. Nulla è stato previsto inoltre sul fronte delle tasse, che i pensionati pagano in misura maggiore rispetto ai lavoratori dipendenti, e tanto meno sulla sanità, sull'assistenza e sulla non autosufficienza». Tutti temi - attaccano Spi, Fnp e Uilp - su cui il governo «si è mostrato del tutto sordo accusando addirittura i pensionati italiani di essere degli avari per aver osato protestare a fine dicembre contro il taglio della rivalutazione». Una delle misure contestate dai sindacati è proprio quella dell'avvio, a partire da aprile, del ricalcolo degli assegni sulla base dei criteri di rivalutazione annuale previsti dalla Legge di bilancio per il 2019. In particolare, specifica l'Inps, l'operazione di ricalcolo riguarda gli assegni di importo complessivo lordo superiore a tre volte il trattamento minimo. E complessivamente le posizioni interessate sono circa 5,6 milioni. Ma per circa 2,6 milioni di questi assegni la variazione media mensile dell'importo lordo, assicura l'Inps, sarà pari 28 centesimi. Intanto, stando a un dossier realizzato dalla Fondazione Studi consulenti del lavoro e illustrato dal suo presidente, Rosario De Luca, durante il 22° Forum Lavoro/Fisco/Previdenza, con quota 100 si realizzarà solamente l'ingresso di un giovane under 30 nel mondo del lavoro ogni tre uscite. Secondo i professionisti, quindi, circa 116 mila ragazzi under 30 faranno ingresso nel mondo del lavoro in virtù di 314 mila richiedenti accesso al prepensionamento. Ipotizzando tassi differenziati per fondo previdenziale, infatti, si stima una percentuale di turnover pari al 37%. Come riportato dalle stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio, spiegano i consulenti del lavoro, «accederanno a Quota 100 circa 63 mila autonomi (20%), 94 mila dipendenti della pubblica amministrazione (30%) e 157 mila lavoratori del settore privato (50%)». «I tre comparti occupazionali - precisano - hanno, però, capacità di riorganizzazione molto differenti fra di loro. Nel settore privato, ad esempio, la pianificazione delle risorse tiene conto della quota di persone che usciranno per pensionamento. Tuttavia, lo scenario che abbiamo di fronte è di un massiccio anticipo di uscite». Ciò comporterà, spiegano i consulenti del lavoro, «un rapido aggiornamento del piano di assunzioni pianificate dalle aziende private e potrebbe, paradossalmente, comportare difficoltà di copertura delle posizioni lavorative perse nel 2019». «Si stima che ogni 100 dipendenti del settore privato che aderiranno a Quota 100, il 30% uscirà dal settore manifatturiero, l'11% dal commercio e l'8% dal settore dei trasporti e magazzinaggio», aggiungono. Per i consulenti del lavoro, «non è così automatico, invece, nel settore pubblico». «Anche se qui - puntualizzano - il massiccio esodo dei lavoratori over 60 potrebbe creare inizialmente qualche difficoltà ai servizi essenziali come sanità e istruzione. Più semplice la dinamica nel lavoro autonomo, dove i più ridotti volumi produttivi riflettono l'andamento del ciclo economico».