In Bankitalia parte il risiko del Direttorio
Resta lo stop a Signorini. In scadenza Sannucci e Rossi: in corsa gli interni Barbagallo e Marullo Reedtz. Spunta l'ipotesi di Panetta dg
La partita delle nomine del Direttorio di Bankitalia è ancora in stallo. Ma in attesa che Palazzo Chigi sciolga il nodo della conferma di Luigi Federico Signorini, proposto dal governatore Ignazio Visco, e stoppato dal governo, nei corridoi di Palazzo Koch iniziano a soffiare i rumors sul prossimo appuntamento per rinnovare altre due figure dell'organo statutario di via Nazionale. Uno snodo fondamentale per l'istituzione. Se infatti ora il Direttorio può ancora funzionare, anche se azzoppato dalla mancanza del quinto membro (Signorini appunto) il prossimo 10 maggio verranno a scadenza due altri componenti: la vicedirettrice generale Valeria Sannucci e il direttore generale, Salvatore Rossi. E i nuovi nomi proposti o le eventuali riconferme dovranno passare tutti gli esami, pena lo stop delle attività. Sarà quello il test per capire se i rapporti tra il governo e Banca d'Italia si saranno normalizzati o se le tensioni nate con il raddoppio del mandato a Signorini saranno ancora attive. Secondo le indiscrezioni, infatti, lo stop della presidenza del consiglio sarebbe in parte da ricondurre all'intenzione del premier Giuseppe Conte di usare la sua moral suasion per proporre nel Direttorio il suo consulente economico Piero Cipollone. Che è a Palazzo Chigi con l'incarico (a titolo gratuito) di consigliere economico del presidente del Consiglio, ma distaccato da Bankitalia, dove ricopriva il ruolo di vice capo del Dipartimento Circolazione monetaria e bilancio. Sarebbe lui l'uomo che ha guidato Conte nella spinosa questione della banca Carige e nella predisposizione della rete di sicurezza per il suo salvataggio. Cipollone potrebbe essere per questo ancora in corsa. Avrebbe i titoli per occupare una poltrona vacante nel Direttorio. Ma una forzatura sul suo nome potrebbe provocare malumori nella struttura di Palazzo Koch. Per prassi interna, infatti, la cooptazione nell'organismo avviene promuovendo uno dei funzionari generali, la fascia più alta della carriera interna. E Cipollone non è ancora in questa classe. Si trova in quella immediatamente precedente. Il suo arrivo rappresenterebbe dunque uno scavalcamento della gerarchia e potrebbe minare i rapporti interni. Considerato che la proposta di nomina spetta sempre al Governatore, Visco dovrebbe comunque mettere in conto le pressioni e le resistenze dei suoi direttori. La strada non sembra dunque spianata per Cipollone e nemmeno per l'ipotesi del ritorno di Daniele Franco, oggi Ragioniere Generale dello Stato, che potrebbe essere così ricompensato dei servizi resi al Tesoro con un rientro in grande stile. Una parte del governo, quello che poggia sulla gamba M5s, potrebbe anche appoggiare una scelta del genere. In fondo era lui il bersaglio degli attacchi grillini in sede di stesura dei documenti del bilancio per il 2019, quando il Tesoro fu accusato di ostacolare la predisposizione di una manovra più espansiva. La sua uscita dal Mef non sarebbe ostacolata dai pentastellati e libererebbe una casella di potere sulla quale gli stessi potrebbero comunque mettere la loro parola. Ma un'eventuale arrivo di Franco nel Direttorio porrebbe però lo stesso problema di Cipollone. Anche la sua permanenza nel dicastero di via XX settembre è ormai considerata al pari di un'uscita definitiva da via Nazionale e il suo rientro, sebbene sia ancora in carico alla Banca, sarebbe interpretato dalla struttura come l'arrivo di un soggetto esterno, con le inevitabili rimostranze da parte di chi in Banca ci è sempre rimasto. Se si tenesse fede alle regole non scritte, dunque, che considerano la fascia dei funzionari generali in carica il serbatoio dal quale attingere i componenti dell'organo di indirizzo di Bankitalia, il primo della lista è Paolo Marullo Reedtz, attuale capo del Dipartimento dei Mercati e sistemi di pagamento. Il suo curriculum è ricco di esperienze. Proviene dall'Area della Ricerca economica ed è passato anche per la Vigilanza oltre ad aver ricoperto l'incarico di Ragioniere Generale di Palazzo Koch. Per lui, la chiamata nel Direttorio sarebbe l'atto conclusivo di una lunga carriera. Ma anche l'ultima chance per restare nell'alveo dell'istituzione visto che la sua data di pensionamento è prevista nella prima parte del 2020. In corsa ci sarebbe anche uno dei volti più conosciuti all'esterno dell'istituzione e cioè Carmelo Barbagallo, attuale capo del Dipartimento della Vigilanza bancaria e finanziaria, che è stato il tecnico che ha sempre messo la faccia per difendere la reputazione della Banca duramente attaccata dalla politica per le presunte inefficienze dei controlli nelle crisi del credito. È stato lui a tenere testa al fuoco di fila delle domande della commissione d'inchiesta sulle banche nella scorsa legislatura. Oltre a meriti di lavoro giocano a suo favore quelli conquistati sul campo. Nella rosa dei candidati potrebbero poi figurare altri due funzionari che per età ed esperienza possono ambire alle poltrone più alte di via Nazionale. Sono Eugenio Gaiotti, attuale capo del Dipartimento di Economia e statistica, e Corrado Baldinelli che ha dalla sua un curriculum molto ricco in Banca d'Italia. Oggi è capo delle risorse umane e Segretario Generale e per 4 anni ha ricoperto un omologo incarico presso l'Ivass, l'Istituto che vigila sul comparto assicurativo. Non manca una pretendente donna. Elemento da non sottovalutare. La possibile uscita della Sannucci rischia di creare un caso di genere nel Direttorio. Se fosse sostituita da un uomo, infatti, l'organo non avrebbe più esponenti femminili violando le buone pratiche sulla rappresentanza dei sessi negli organi di alto livello. Per questo in pista la candidata più accreditata è Ebe Bultrini, matematica con lode e attuale capo del Dipartimento Informatica. Non mancano gli outsider come il direttore della sede di Banca d'Italia di Milano, Giuseppe Sopranzetti. Mentre a molte incollature di distanza e in caso della richiesta di un esterno nel possibile braccio di ferro con Palazzo Chigi, si sussurra il ritorno di un ex come Lorenzo Bini Smaghi, oggi presidente della Sociètè Generale. La rosa è dunque assortita. Ma in attesa di capire se le richieste della politica si concretizzeranno in un cambio di regole per dare più voce all'esecutivo nelle scelte dei componenti dei vertici dell'istituzione, Visco starebbe preparando la «mossa del cavallo» per salvare il più possibile l'autonomia della Banca. E cioè all'uscita prevista di Salvatore Rossi, nominare suo successore l'attuale vicedirettore generale, Fabio Panetta, gradito anche a Mario Draghi, e sostituire l'altra uscente Sannucci con la Bultrini. In questo modo il governatore sarebbe blindato perché il Direttorio avrebbe comunque figure di alto livello al suo interno, la componente femminile sarebbe rispettata e, considerato che l'organo decide a maggioranza dei membri, avrebbe tre voti potenzialmente sempre dalla sua parte. Le altre due cariche, se per Signorini sarà stop definitivo, dunque potrebbero essere anche suggerite dall'esterno ma non inficerebbero comunque l'indipendenza di Palazzo Koch. Solo ipotesi. I nodi da sciogliere restano ma la soluzione è comunque vicina. Il 10 maggio appunto.