Potortì: "La Brexit è un'opportunità per gli imprenditori italiani"
Parla il vicepresidente della Camera di Commercio per il Regno Unito
Stefano Potortì, Vicepresidente della Camera di Commercio Italiana per il Regno Unito, imprenditore di successo, è un osservatore privilegiato della società e dell'economia Uk. Ecco qual è il suo punto sulla Brexit, sulla situazione politica e le prospettive per gli investitori italiani. Il 29 marzo, il giorno previsto per la Brexit, si avvicina e non c'è ancora chiarezza sul futuro europeo del Regno Unito, addirittura diviso tra la prospettiva di un nuovo referendum e un No Deal, un'uscita non concordata dalla Ue; qual è a suo avviso lo scenario più probabile e ritiene che la politica britannica sia stata e sia in grado di gestire questo passaggio così delicato? “Se dovessimo ragionare di pancia, stando a quanto ci viene comunicato quotidianamente, dovremmo pensare che questo caos in cui tutti tendono a procrastinare potrebbe facilmente sfociare in un No Deal. Uno scenario che nessuno vuole ma contro il quale nessuno si è al momento adoperato concretamente. Il No Deal avrebbe ripercussioni importanti e pesanti in quanto nessuno dei due blocchi è realisticamente pronto in termini di regolamentazione, mezzi e strumenti. UK e UE dovrebbero usare il massimo buon senso per una soluzione che eviti il No Deal. Dai tempi dell'antica Grecia il compito dei politici è fare gli interessi della nazione che rappresentano, con una prospettiva di medio-lungo periodo. Sicuramente la politica britannica non ha brillato in questi due anni per coerenza nelle promesse fatte pre e post referendum e le loro realizzazioni. Un mondo politico prima molto pragmatico si e' trasformato in un mix di dichiarazioni contrastanti, spesso antitetiche e certamente senza un chiaro piano ed una visione. Sembra quasi che l'unica preoccupazione del governo (o dovrei dire del primo ministro) sia uscire a tutti i costi cercando di limitare i danni e non pensare a cosa succederà dopo fino alla fatidica data. Sicuramente un approccio poco "british". La premier Theresa May ha ribadito che non ci saranno regressioni dei diritti per i lavoratori stranieri; la Brexit è un rischio o un'opportunità per un imprenditore italiano? “La definizione stessa di imprenditore implica la capacità di vedere opportunità dove gli altri vedono minacce. Se questo è valido, la Brexit rappresenta una grossa opportunità per ogni imprenditore. Non dimentichiamo che il Regno Unito continua ad avere una tassazione estremamente favorevole per le compagnie, un sistema burocratico estremamente snello ed efficiente (molte cose si fanno online, ad esempio aprire una compagnia che richiede non più di un giorno ed una cifra irrisoria), un costo del personale basso e non da ultimo la certezza del diritto. Tutti elementi che mettono gli imprenditori nelle condizioni di far bene. Londra in particolare rimane una città con un respiro internazionale unica nel suo genere”. Il sistema imprenditoriale britannico è in condizione di confrontarsi con l'economia globale senza copertura Ue? “La globalizzazione e l'economia globale sono fenomeni relativamente recenti ed i loro effetti positivi e negativi non sono ancora ben definiti. Ci sono varie scuole di pensiero in ambito economico con posizioni anche diametralmente opposte. Il Regno Unito si troverà a dover affrontare un percorso di cambiamento la cui entità dipendere dalle condizioni negoziate con l'UE. In caso di No Deal ci sarebbe di scuro un impatto immediato molto forte e lo scenario di breve periodo potrebbe riservarci delle sorprese. Nel medio-lungo periodo il sistema beneficerebbe comunque di tutti quegli elementi menzionati prima che rendono il mercato britannico appetibile per gli imprenditori”. Lei teme preclusioni a chi dall'estero proverà ad investire in Uk in caso di Brexit? “No, anzi, penso che le opportunità per gli investitori potrebbero paradossalmente aumentare. Al momento c'è sicuramente una situazione di incertezza che necessita di chiarimenti, ma una volta che le regole saranno chiare le opportunità potranno essere colte”. Quindi non c'è il rischio di un nuovo protezionismo? “Al momento no”. Il Regno Unito 16 anni fa è stato per lei il luogo dell'opportunità, oggi lo sarebbe ancora? E perché? “Sono arrivato a Londra nel 2003 ed ho avuto la fortuna di vivere gli anni del boom di Londra in tantissimi settori, incluso quello ristorativo, da cui sono partito, allargando poi le mie avventure imprenditoriali. Anche oggi le opportunità non mancano. Una delle mie compagnie specializzata nel turismo formativo verso il Regno Unito ha avuto nel 2018 la miglior performance da quando è stata lanciata. E di recente ho lanciato una nuova società che si occupa di supporto alla internazionalizzazione a seguito di un incremento della richiesta di questa tipologia di servizi. Ogni momento storico ha le sue opportunità ed è importante cercare di non lasciarsi prendere da ‘ragionamenti di pancia' che tendono a non fare intravedere queste possibilità”.