il nuovo welfare
Ventidue miliardi in 3 anni a un milione di pensionati
Il decretone con la Quota 100 per le pensioni e il reddito di cittadinanza è stato approvato ieri dal consiglio dei ministri. Ed è l’inizio - secondo il vicepremier Di Maio - di un nuovo “welfare state”. Che allinea su questo fronte l’Italia all'Europa. A presentare le misure ma anche a cantar vittoria per aver portato in porto le misure cardine del contratto di governo giallo-verde sono stati ieri il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e i due vicepremier, Di Maio e Matteo Salvini. Un lavoro ottenuto con il contributo di tutti: ministri, viceministri, sottosegretari e strutture tecniche. «È stato un lavoro corale e senza capacità di lavorare in squadra difficilmente avremmo ottenuto questi risultati» ha spiegato Conte. «Reddito e riforma delle pensioni non rispondono a estemporanee promesse elettorali», ma costituiscono «un progetto di politica economica e sociale di cui il governo va fiero» ha aggiunto il premier. Il decreto approvato «migliora la qualità della vita per 5 milioni di italiani» ha sottolineato Di Maio, nel corso della conferenza stampa a palazzo Chigi. Anche Salvini si è tolto il sassolino dalle scarpe contro la legge Fornero: «Mandiamo in 3 anni in pensione 1 milione di persone», ha detto. «Le coperture c’erano e a tutti quelli che ci dicevano che non si poteva fare dico che l'abbiamo fatto in 7 mesi e con un consiglio dei ministri durato poco più di 20 minuti». «Dedico questa decina di pagine alla signora Fornero e a Monti» ha scherzato Salvini che ha parlato di 7 sette mesi entusiasmanti al Governo e, rivolto a Conte e Di Maio, annuncia altri dieci anni insieme allo stesso modo. Conte, per parte sua, ha assicurato che non è il tempo di parlare di manovre correttive: «ll nostro non è l’ottimismo irragionevole ma la determinazione ragionevole. Non è tempo di parlare di manovre correttive. Consentiteci di mettere in atto tutte le misure, anche per quanto riguarda il tema degli investimenti», ha osservato. «C’è un tempo per tutto ma noi siamo ottimisti» ha aggiunto ancora. E sull’assenza del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, all’incontro con ha replicato: «La ragione è banale. Di solito quando c’è una conferenza stampa c’è il presidente che coordina e i due ministri proponenti». Sul blog delle Stelle il vicepremier Di Maio, capo politico M5s, ha poi rilanciato: «Siamo al governo perché un’altra Italia è possibile e perché noi italiani tutti insieme abbiamo iniziato a crederci. Siamo al governo per liquidare il sistema che si è impadronito di tutti i poteri e li ha usati contro i cittadini. Siamo al governo per cambiare completamente il modo in cui vengono utilizzate le risorse dello Stato». Ora inizia il cammino parlamentare. Ecco le principali misure del decreto che riguardano le pensioni. QUOTA 100 Per uscite dal lavoro anticipatamente servono almeno 62 anni di età e minimo 38 anni di contribuzione. La misura sarà sperimentata nel triennio 2019-2021. Le uscite per i lavoratori privati a partire dal 1° aprile 2019 per chi ha i requisiti entro il 31 dicembre 2018 poi ogni 3 mesi dal raggiungimento dei requisiti. Per i pubblici la prima uscita possibile è fissata al primo agosto 2019 per chi ha i requisiti all’entrata in vigore del decreto. Poi ogni 6 mesi dal raggiungimento dei requisiti. Chi matura il diritto dal primo febbraio esce dopo sei mesi. Il primo settembre, in linea con l’inizio dell’anno scolastico, escono i lavoratori della scuola e dell’Alta formazione (Afam). I dipendenti pubblici devono dare un preavviso di sei mesi. Sono disponibili 22 miliardi e la misura interessa un milione di persone. Il sistema torna elastico, il lavoratore percepirà l’assegno pensionistico fino a cinque anni prima rispetto alla Legge Fornero, si liberano posti di lavoro per i giovani. Si incide sugli infortuni sul lavoro che colpiscono i lavoratori anziani e che tendono a decrescere. SPERANZA DI VITA A decorrere dal primo gennaio 2019 c’è il blocco dell’adeguamento alla speranza di vita per il pensionamento anticipato. Si potrà andare in pensione a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e in 41 anni e 10 mesi per le donne, senza ulteriori penalizzazioni in futuro. Si evita l’incremento periodico biennale di almeno cinque mesi che avrebbe avuto effetti pesanti sui lavoratori in breve tempo. OPZIONE DONNA Previsto il pensionamento anticipato per le lavoratrici che entro il 31 dicembre 2018 hanno maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni, con una età pari o superiore a 58 anni (se dipendenti) o a 59 anni (se autonome). Le lavoratrici hanno la possibilità di scegliere se andare in pensione in anticipo rispetto alla Fornero oppure se restare a lavoro. Rispetto alla riforma Monti le lavoratrici dipendenti possono anticipare l’uscita di nove anni (se si considera l’età) e di 7 anni e 10 mesi (se si considerano i contributi). LAVORATORI PRECOCI C’è l’abrogazione degli incrementi dell’età pensionabile legati all’aumento della speranza di vita per coloro che hanno iniziato a lavorare prima della maggiore età. Potranno andare in pensione a 41 anni. Senza questo provvedimento, già dal primo gennaio sarebbero serviti 5 mesi di contributi in più. Anche in questo caso, si contribuisce a ridurre il fenomeno degli infortuni sul lavoro. APE SOCIALE Le norme sull’Ape sociale continuano ad applicarsi anche nel 2019. Sarà un’indennità sostitutiva che si otterrà fino al conseguimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia. I requisiti sono almeno 63 anni di età e 30 o 36 anni, a seconda dei casi, con bonus di un anno per figlio (max 2) per le lavoratrici. Si offre ai lavoratori una possibilità in più di lasciare il lavoro, venendo così incontro alle esigenze di particolari categoria deboli (disoccupati, persone che assistono disabili, persone con disabilità, persone impegnate in attività faticose). PACE CONTRIBUTIVA Viene introdotta la possibilità di riscattare periodi contributivi non coperti da versamenti. Possono essere riscattati fino a cinque anni anche non continuativi. Il riscatto è fino a 60 rate, con l’onere detraibile dall’imposta lorda nella misura del 50%. Previsto anche il riscatto periodo di laurea a condizioni agevolate entro i 45 anni. Si agevolano tutti coloro che, iscritti alla gestone previdenziale a decorrere dal 31 dicembre 1995, hanno carriere professionali discontinue, recuperando un seguito ai contributi con vantaggi importanti al momento del pensionamento. Lo sconto fiscale è consistente e rende appetibile lo strumento. FONDI DI SOLIDARIETÀ BILATERALI I fondi di solidarietà bilaterali di settore possono erogare un assegno di accompagnamento al pensionamento con Quota 100 a favore di lavoratori che andranno in pensione nei tre anni seguenti. È necessario un accordo collettivo aziendale o territoriale. Le parti sociali, azienda e sindacati, hanno uno strumento in più per gestire il ricambio generazionale, favorendo l’uscita di lavoratori anziani e l’accesso di lavoratori giovani. Gli occupati anziani possono andare in pensione fino a tre anni prima rispetto alle regole di Quota 100. IL TRATTAMENTO DI FINE SERVIZIO Per tutti i pensionati pubblici (e dunque non solo quelli usciti con quota 100) c’è la possibilità di avere subito (ora si aspettano tra i 2 e i 3 anni) l’anticipo del trattamento di fine rapporto fino a 30 mila euro. Salvini non ha escluso che nel corso del passaggio parlamentare questa soglia non salga. Sarà un Dpcm, su proposta del ministro per la Pa di concerto con il ministro dell'Economia, a definire le modalità di erogazione e di accordo con gli istituti bancari «senza oneri a carico della finanza pubblica». DIVIETO CUMULO La pensione non è cumulabile con redditi da lavoro dipendente o autonomo ed è cumulabile con redditi da lavoro occasionale (5mila euro al massimo). Sono esclusi i lavoratori in Isopensione (e cioè con prestazioni anticipate ridotte previste da accordi aziendale in essere o erogate).