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Vendite crollate in Cina: Apple affonda e trascina giù le Borse

Cupertino da ottobre ha bruciato 446 miliardi di dollari

Davide Di Santo
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Il taglio delle stime da parte di Apple trascina in rosso le Borse europee. L'euro è stabile a quota 1,14 mentre, in Italia, lo spread sale a 273 anche in conseguenza del commissariamento a sorpresa di Banca Carige. L'attenzione di tutti i mercati è concentrata sulle comunicazioni di Apple che ha chiuso in calo del 7,7%, scendendo dal secondo al quarto posto (dopo Google) nella classifica delle società a maggior capitalizzazione di mercato a Wall Street. A provocare il terremoto è stata la lettera di Tim Cook, amministratore delegato di Apple, arrivata nella notte in cui comunicava che l'ultimo trimestre dell'anno è andato peggio delle previsioni e non è escluso che il rallentamento vada avanti anche nel 2019 con una riduzione del fatturato stimato fra cinque e nove miliardi. La causa è da ricondurre non solo al successo degli ultimi iPhone inferiore alle aspettative, ma soprattutto al calo delle vendite in Cina. Questi due aspetti alimentano anche il dibattito su quanto sia ancora attuale il modello di business lanciato da Apple in un panorama mondiale profondamente mutato, dove gli smartphone sono diventati terreno di grande concorrenza da parte dei produttori cinesi. In pratica, la società di Cupertino prevede entrate per 84 miliardi di dollari contro una forbice prevista prima tra gli 89 e i 93 miliardi di dollari e comunque al di sotto delle stime degli analisti (91,5 miliardi di dollari). «Mentre prevedevamo alcune sfide nei principali mercati emergenti, non abbiamo previsto invece l'entità del rallentamento economico, in particolare in Cina», ha scritto Cook nella lettera agli investitori. «In realtà, oltre il 100% del nostro calo mondiale in termini di fatturato in tutto il mondo si è verificato in Cina per il calo delle vendite di iPhone, Mac e iPad». È stata la prima volta che la società ha dato indicazioni sui ricavi prima del rilascio dei risultati trimestrali da quando l'iPhone è stato lanciato nel 2007. Goldman Sachs ha rilasciato uno studio catastrofico che paragona Apple all'ex colosso dei cellulari Nokia. «Abbiamo messo in guardia sulla domanda cinese dalla fine di settembre e il taglio di Apple conferma l'avvertimento: non ci attendiamo che la situazione migliorerà in marzo e restiamo cauti». Apple come Nokia - osserva Goldman - dipende dalla decisione dei consumatori di acquistare gli ultimi modelli: più l'economia rallenta, più la velocità dei consumatori di cambiare i loro dispositivi rallenta.

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