Giù il Pil del terzo trimestre, l'Italia fa marcia indietro
L'Istat abbassa a -0,1%: è il primo calo dopo 14 trimestri di crescita. Sale la disoccupazione
Dopo tre anni e mezzo si ferma la crescita in Italia. L' Istat rileva che nel terzo trimestre del 2018 il Pil corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,7% nei confronti del terzo trimestre del 2017. La variazione acquisita per il 2018 è pari a +0,9%, lontana dalla stima del governo dell'1,2%. Per il vicepremier Luigi Di Maio la frenata è effetto della politica del governo precedente «che non era espansiva, non ha funzionato. L'insipida manovra di Gentiloni non ha fatto ripartire l'economia nel 2018». Sulla stessa linea Matteo Salvini, per cui «il Pil negativo è il risultato delle vecchie manovre basate su tagli e austerità. Nel 2019, con la nostra manovra fondata su più lavoro e meno tasse, l'Italia tornerà a crescere». Da Buenos Aires il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, promette: «Faremo crescere il Pil». La flessione del Pil, che segue una fase di progressivo rallentamento della crescita, è dovuta secondo l' Istat alla contrazione della domanda interna, con un lieve calo dei consumi e un netto calo degli investimenti, mentre l'incremento delle esportazioni, pur contenuto, ha favorito la tenuta della componente estera. Il dato sul prodotto interno lordo apre interrogativi sugli obiettivi di crescita annuale. Paolo Mameli, senior economist direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, rileva che la crescita 2018 - ora a +0,9% - risulterebbe inferiore all'1% anche in caso di rimbalzo congiunturale di un decimo nell'ultimo trimestre dell'anno. «Sono in deciso aumento anche i rischi al ribasso sulla nostra stima di un'attività economica in crescita di 0,9% l'anno prossimo», avverte Mameli. «Il principale rischio è che l'incertezza sulle prospettive fiscali e finanziarie possa far deragliare il ciclo degli investimenti che si era faticosamente rimesso in moto negli ultimi anni», spiega. «È evidente che la stima del Governo di avere una crescita nel 2018 pari all'1,2% è ormai un miraggio», afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori. «La variazione annua acquisita del prodotto interno lordo è ora ferma a quota +0,9%, non troppo lontana - ma neanche vicina - all'1,1% stabilito come obiettivo per l'anno in corso. Un obiettivo auspicabile, ma che appare difficile da raggiungere», afferma Confesercenti. Dati allarmanti arrivano anche da Centro studi di Confindustria. La produzione industriale italiana è stimata in calo a novembre, a conferma del peggioramento del contesto economico. «Il calo dell'attività è spiegato dal venir meno del sostegno di entrambe le componenti della domanda ed è coerente con l'andamento negativo del clima di fiducia degli imprenditori manifatturieri», rileva l'indagine Csc. La produzione arretra dello 0,7% rispetto allo stesso mese del 2017. Gli ordini in volume scendono in dello 0,3% su ottobre (-0,8% su novembre 2017).