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Tim, Genish sfiduciato. Le deleghe passano a Conti

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Tra le cause le frizioni sulla creazione della rete unica e la svalutazione dell'avviamento domestico

Carlo Antini
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Le frizioni sulla creazione di una rete unica, modello sostenuto dal governo con da ultimo l'ipotesi del meccanismo Rab, e la svalutazione dell'avviamento domestico per un ammontare di 2 miliardi: alla base dell'accelerazione sulla sfiducia a Amos Genish da parte dei consiglieri Tim espressi dal fondo Elliott ci sono questi due fattori, anche se la tensione al vertice del gruppo telefonico era palpabile da tempo. Nonostante Vivendi abbia votato a favore del manager israeliano nel board straordinario, i cinque sì dei consiglieri espressi dal gruppo francese che ha il 24% del capitale, non sono stati sufficienti a far restare Genish. A questo punto Vivendi, nel cda già convocato per domenica prossima 18 novembre, potrebbe valutare la richiesta di convocazione di un'assemblea: in precedenza quella per la nomina dei revisori dei conti (e che secondo molti poteva essere sfruttata da Vivendi per riprendere il controllo del cda) era stata rimandata al prossimo aprile. Intanto si lavora alla successione a Genish visto che il board che dovrebbe nominare il nuovo ad è dietro l'angolo: sempre a quanto si apprende, tra i candidati più accreditati vi sarebbero manager "di lungo corso" tra cui il presidente Fulvio Conti, cui il cda ha già conferito le deleghe dell'ad; Luigi Gubitosi, attualmente commissario straordinario di Alitalia; Alfredo Altavilla, ex responsabile Europa di Fca, consigliere Tim sempre indicato da Elliott, presidente del comitato nomine e remunerazione; Rocco Sabelli, consigliere sempre in quota Elliott che tuttavia si sarebbe tirato fuori dalla 'corsà secondo indiscrezioni di stampa. Infine come direttore generale circola il nome di Stefano De Angelis, ex ceo di Tim Brasil. Il board odierno e le decisioni assunte a maggioranza sulla sfiducia a Genish hanno ancora una volta messo a nudo la contrapposizione tra i due blocchi rappresentati da Vivendi e Elliott. Anche in questa occasione non sono mancate le dichiarazioni polemiche. Un portavoce di Vivendi ha definito quella del cda «una mossa molto cinica e volutamente pianificata in segreto, per creare la massima destabilizzazione e influenzare i risultati di Tim». Su tutt'altro fronte fonti vicine a Elliott hanno spiegato che « Genish ha avuto l'opportunità di creare valore e Elliott lo ha supportato. Nella realtà non sono stati fatti reali progressi e, al contrario, ha dimostrato di rappresentare un impedimento per la creazione di valore». Dalle fonti del fondo Usa anche la precisazione che «il rendimento per gli azionisti è stato pari a -33.5%. Per questa ragione il consiglio ha deciso di lasciarlo andare». Nella notazione di Elliott sul manager che avrebbe impedito la creazione di valore c'è chi vede l'eco del conflitto sul futuro della rete Tim: mentre il governo si dice d'accordo sulla creazione di un player unico, che potrebbe prevedere uno spin-off della rete e quindi la costituzione del modello Rab (il meccanismo utilizzato per stabilire le tariffe di reti tenendo conto degli investimenti), Genish ancora ieri ribadiva la necessità che il controllo dell'asset rimanesse a Tim. Sul futuro della rete Stefano Buffagni, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, oggi è tornato a chiarire che «il Governo non comanda quell'azienda. Siamo contro l'esproprio. Gli scontri tra azionisti come gli scontri ovunque creano solo danno per tutti e questo vale in tutti i settori» ha detto commentando le decisioni del cda di Tim. A chi gli faceva notare che questo sta accadendo proprio quando Tim e Open Fiber stanno raggiungendo un accordo commerciale per lavorare insieme sulla rete, Buffagni ha replicato «noi non vogliamo fare la rete unica, non vogliamo obbligare nessuno a fare nulla. Noi stiamo creando le condizioni normative affinché ci sia il vantaggio per tutto il sistema per portare l'Italia nel futuro andando tutti sulla fibra». Vivendi si è sempre opposta alla scorporo della rete Tim e l'azienda con Genish si è mossa nella direzione di una societarizzazione che non escludeva lo sbarco in borsa purchè il gruppo mantenesse il controllo dell'asset: ora che l'ad cambierà si attendono le mosse di Vivendi. Intanto le fonti Elliott che oggi si sono espresse a favore della revoca di Genish invitano il cda a fare la cosa giusta e ad «agire nel migliore interesse di tutti gli stakeholder, adottando le proposte del piano di Elliott per la creazione di valore», tra cui vi era la separazione della rete.

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