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La manovra spaventa i mercati, Milano a picco con le banche
Lo spread torna a fare davvero paura. All'indomani dell'annuncio del governo di un deficit portato al 2,4% per tre anni, i mercati reagiscono vendendo in modo massiccio i titoli italiani. Il differenziale tra Btp e Bund tedeschi è volato fino a 280 punti base per chiudere a quota 267, con il rendimento del decennale italiano sul mercato secondario al 3,14%. La tensione sul debito italiano è stata forte fin dalle prime ore della giornata, sull'onda del timore che le agenzie di rating possano declassare il debito del nostro Paese che si avvicinerebbe pericolosamente al livello "spazzatura". L'effetto su Piazza Affari è stato pesante, con il Ftse Mib che ha terminato a -3,72% e il Ftse Italia All Share - l'indice che comprende il valore di tutte le società quotate a Milano - che partiva da una capitalizzazione di 721 miliardi, ha perso il 3,51% bruciando circa 25 miliardi di euro. Sale lo spread anche per quanto riguarda i titoli a più breve scadenza. Il rendimento dei Btp a 2 anni sale all'1,10% con differenziale di 162 punti base sui titoli tedeschi. Il rendimento del Btp a 5 anni sale al 2,27%, con spread a 235 punti base. Per gli analisti i mercati temono soprattutto una escalation dello scontro tra Roma e la Commissione europea. Secondo Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, "il vero timore degli operatori non sia tanto il contenuto della manovra quanto piuttosto l'eventuale intensificazione dello scontro con la Commissione europea, ben prima della presentazione del disegno di legge di bilancio e della relativa valutazione della Commissione previsto entro fine novembre". Per Azad Zangana, senior european economist and strategist di Schroders, la reazione dei mercati è stata esagerata, e presto "assisteremo probabilmente al ritorno di un senso di calma, anche se il problema continuerà a persistere. Nel breve termine, ci aspettiamo che gran parte degli investitori torneranno a sostenere l'Italia" anche se sul lungo termine "siamo ancora preoccupati della sostenibilità dei finanziamenti pubblici italiani".