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Lo Stato non paga in tempo. Le imprese affogano

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Economia e lavoro

Filippo Caleri
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Veloce e reattivo quando si tratta di incassare tasse e balzelli. Lento come una lumaca quando deve saldare i suoi conti. Questo è lo Stato italiano che ha sempre avuto la tendenza a prendere beni e servizi allungando però i tempi per pagare. Dopo un parziale recupero da inizio anno ad oggi sono tornati ad aumentare i tempi medi di pagamento della nostra Amministrazione pubblica. Se nel 2017 il compenso veniva corrisposto dopo 95 giorni dall'emissione della fattura - contro i 30 stabiliti dalla normativa europea che possono salire a 60 per alcune tipologie di forniture, come quelle sanitarie - nell'anno in corso la media è salita a 104 giorni. È quanto emerge da una elaborazione dell'Ufficio studi della Cgia. La stima, al netto della quota riconducibile ai ritardi fisiologici (ovvero entro i 30/60 giorni come previsto dalla legge), è che le imprese fornitrici vanterebbero circa 30 miliardi di crediti dalla Pa. Sul fronte dei dati sui tempi medi di pagamento, il confronto con i risultati dei principali paesi europei è impietoso. Mentre in Italia i giorni medi necessari riferiti al 2018 sono saliti a 104, in Spagna e in Francia ci vogliono rispettivamente 56 e 55 giorni per liquidare i fornitori. In Germania, invece, il dato è salito a 33 giorni, mentre nel Regno Unito si è attestato a 26. «Siamo maglia nera in Ue e nonostante le promesse fatte in questi ultimi anni - dichiara Paolo Zabeo coordinatore dell'Ufficio studi - gli enti pubblici continuano a liquidare i propri fornitori con ritardi inammissibili, mettendo in seria difficoltà soprattutto le imprese di piccola dimensione che, da sempre, sono sottocapitalizzate e a corto di liquidità. E sebbene da almeno 3 anni chi lavora per il pubblico ha l'obbligo di emettere la fattura elettronica, ancora adesso il sistema informatico messo a punto dal ministero dell'Economia non è in grado di stabilire a quanto ammonta complessivamente il debito commerciale della nostra Pa; una situazione surreale» osserva.

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